Tiziano Minio
(Padova ante 1511/1512 - Padova 1552)
MADONNA COL BAMBINO
pietra, cm 52,5x24,5x20,7
Per questa piccola Madonna col Bambino lapidea destinata verosimilmente, in ragione delle sue dimensione contenute, alla devozione privata, Luca Siracusano ha avanzato un’attribuzione in favore di Tiziano Aspetti, detto Minio, con un’ipotesi di datazione agli ultimi anni di attività documentata di questo scultore di origine padovana dalla breve ma fulminante carriera (Luca Siracusano, “Cose tutte piene d’invenzioni, capricci e varietà”. Proposte per Tiziano Minio a Padova e altrove, in “Nuovi Studi”, XVI/17, 2011, p. 88). Come ha scritto lo studioso, “l’ampio velo che cala dal capo della Vergine, la posa irrequieta del Bambino in atto di benedire e la disposizione fuori asse del gruppo scultoreo, concepito per tagli diagonali, parla di una rielaborazione dei fortunati prototipi mariani della maturità di Sansovino, che alla metà del Cinquecento colpirono l’attenzione non solo degli scultori, ma anche dei pittori della Serenissima.” Siracusano ha proposto come confronto, per supportare il riferimento a Minio, con una figura femminile in stucco dell’ultima sala dell’Odeo Cornaro a Padova, databile al 1540 circa, dove ricorre il motivo delle pieghe a a “V” ripetute nella veste, subito sotto al collo. Per quanto riguarda il panneggio più ampio sulle gambe, a grandi falcate, è utile invece l’accostamento con l’analogo motivo del San Matteo in bronzo, a rilievo bassissimo, che orna il coperchio del fonte battesimale di San Marco a Venezia, opera documentata al 1545, che segnò forse l’apice della carriera del Minio, il quale condivise la commissione con Desiderio da Firenze (lo specialista che dovette affiancare Tiziano nella fusione del pezzo). Tiziano si era in realtà inizialmente formato nella tecnica della toreutica accanto al padre, Guido Minio (e anche Bernardino Scardeone, nel 1560, avrebbe lodato l’artista prima di tutto in quanto bronzista), ma per noi oggi egli è noto fondamentalmente nelle vesti di stuccatore, attivo in particolare in cantieri portati avanti accanto ad altri specialisti orbitanti nella cerchia di Sansovino (Silvio Cosini e Danese Cataneo). A Padova Minio godette della protezione e della stima di Alvise Cornaro, per il quale lavorò al già citato Odeo (e il cui nome compare in calce alla stipula del contratto per il coperchio del fonte marciano come garante del metallo e delle somme anticipate a Tiziano e a Desiderio da Firenze). Nonostante il suo nome sia oggi legato in primo luogo alla produzione in stucco, Minio dovette essere senz’altro artista assai versatile, attivo forse anche come intagliatore di sculture lignee (Andrea Bacchi, scheda in Opere scelte, a cura di Massimo Vezzosi, Firenze 2002, pp. 33-37, cat. 3) e certamente autore di altre opere lapidee, tra le quali dovrebbe rientrare il San Giovanni Battista del Nelson-Atkins Museum of Arts di Kansas City (Siracusano, art. cit., p. 88). D’altronde già Giorgio Vasari, nelle poche ma dense righe dedicate a “Tiziano da Padova” nell’edizione giuntina delle sue Vite (1568; Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori nelle redazioni del 1550 e 1568, testo a cura di Rosanna Bettarini, commento secolare di Paola Barocchi , Firenze 1966-1987, VI, p. 189) citava opere in stucco, bronzo e marmo e rimpiangeva la precoce perdita di un vero e proprio talento: “rimase il mondo privo d’un eccellente e valoroso artefice.”
A.B.