GETULIO ALVIANI
(Udine 1939)
Superfice a testura vibratile
alluminio satinato applicato su tavola, cm 49x21
eseguito nel 1971
sul retro: firmato ed titolato
L'opera è accompagnata da autentica dell'artista
Osservatore lucido fin dall'infanzia delle proprie attitudini, incline al mondo del fare con forme e colori in una dimensione ordinata ed essenziale, verso il 1952 esegue rari lavori a olio e smalto sul movimento delle onde del mare, astratti e geometrici. Entrato a quindici anni in uno studio di architetti e ingegneri, si sente attratto dalla riflessione su piccoli particolari nell'esigenza di acutizzare le proprie capacità di analisi. Attento ai principi del Bauhaus e dell'arte astratto-concreta, concentrato sui fenomeni della visione, dalla fine degli anni Cinquanta inizia ricerche nell'ambito della strutturazione dinamica della percezione, collaborando anche con il mondo industriale. In un progetto orientato ad ampliare l'intelligenza visiva dell'uomo e a rendere l'osservatore protagonista attivo nella recezione dell'opera, A. comincia a realizzare autonomamente lavori per lo più in lamiere di alluminio trattate, che nel loro costituirsi implicano una dimensione di continuum spazio-temporale.Nel rifiuto, appunto, di una contemplazione inerte dell'opera, egli articola la ricerca con una programmazione costruttiva aperta e disponibile alla riproducibilità, fra superfici a testura vibratile e oggetti plastici in serie, otticamente dinamici nella graduazione intensiva della luce, fra strutture speculari e cromostrutture. La sua disciplina è modulazione dei contrari (concavo-convesso, piano-rilievo, negativo-positivo, luce-buio) e tensione a un massimo di risultati percettivi col minimo di mezzi.