Nicolas Régnier
(Maubeuge 1591-Venezia 1667)
ALLEGORIA DELL'ESTATE
olio su tela, cm 59x158
al retro, sul telaio, etichetta della mostra Caravaggio and his Followers, Cleveland, Museum of Art, 1971-72 e altra etichetta dello stesso museo
Opera dichiarata di interesse culturale particolarmente importante dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Segretariato regionale per la Liguria, Ufficio Tutela Beni Culturali ai sensi del D.Lgs. 42/2004 del 18 aprile 2017
Provenienza
Locko Park (Derbyshire), collezione Drury Lowe (inizi XX secolo);
Roma, collezione Andrea Busiri Vici.
Esposizioni
Caravaggio and his Followers, Cleveland, Museum of Art, 1971-72, n. 77;
Valentin et les Caravagesques Français, Roma, Villa Medici – Parigi, Grand Palais, 1973-74, n. 22
Bibliografia
J.P. Richter, Catalogue of Pictures at Locko Park, London 1901, pp. 90-91, n. 229; B. Nicolson, Bartolomeo Manfredi, in Studies in Renaissance and Baroque Art presented to Anthony Blunt on his 60th Birthday, London – New York 1967, p. 111, tav. XXI, fig. 5; Caravaggio and his Followers. Catalogo della mostra a cura di R. Spear, Cleveland 1971, pp. 192-94, n. 77; E. Schleier, “Caravaggio e caravaggeschi nelle gallerie di Firenze” Zur Ausstellung in Palazzo Pitti, in “Kunstchronik” XXIV, 1971, 4, p. 90; M. Gregori, Caravaggio OK, in “Bolaffiarte” 1971, 14, p. 9, ill.; B. Nicolson, Caravaggesques at Cleveland, in “The Burlington Magazine” CXIV, 1972, 827, p. 117; M. Gregori, Caravaggio dopo la mostra di Cleveland, in “Paragone” 1972, 263, p. 55; M. Gregori, Notizie su Agostino Verrocchi e un’ipotesi su Giovanni Battista Crescenzi, in “Paragone” 1973, 275, p. 55, nota 38, figg. 28 e 29 a; Valentin et les Caravagesques Français. Catalogo della mostra a cura di A. Brejon de Lavergnée e J.P. Cuzin, Roma-Parigi, 1973-74, pp. 84-86, n. 22; p. 250; P.L. Fantelli, Niccolò Renieri “pittor fiammingo”, in “Saggi e Memorie di Storia dell’Arte” IX, 1974, pp. 102-103, n. 88; fig. 40 a p. 188; A. Brejon de Lavergnée – J.P. Cuzin, Une oeuvre de Nicolas Régnier au Musée des Beaux Arts de Lyon, in “Bulletin des musèes et monuments lyonnais” V, 1976, 4, p. 463; B. Nicolson, The International Caravaggesque Movement, Oxford 1979, p. 80; L. Salerno, La natura morta italiana 1560 – 1805, Roma 1984, pp. 428-29; J.P. Cuzin, in Dopo Catavaggio. Bartolomeo Manfredi e la Manfrediana Methodus. Catalogo della mostra (Cremona 1988) Milano 1987, pp. 45, 49, 106, ill.; M. Mojana, Valentin de Boulogne, Milano 1989, pp. 27-28, ill.; A. Cottino, La natura morta caravaggesca a Roma, in La natura morta in Italia. A cura di F. Zeri, Milano 1989, II, pp. 698 e 705, fig. 831; B. Nicolson, Caravaggism in Europe. Seconda edizione, Torino 1990, I, p. 159; III, fig. 964; F. Cappelletti, in Da Caravaggio a Ceruti. La scena di genere e l’immagine dei pitocchi nella pittura italiana. Catalogo della mostra (Brescia, 1998-1998), Milano 1998, p. 308; A. Lemoine, L’iter di un caravaggesco nordico: Nicolas Régnier e il movimento naturalista, in “Paragone” 2000, 601, pp. 50-51, 69, nota 38; A. Mazza, La galleria dei dipinti antichi della Cassa di Risparmio di Cesena, Milano 2001, p. 214; N. Hartje, Bartolomeo Manfredi (1582 – 1622), Weimar 2004, p. 175; A. Lemoine, Nicolas Régnier (alias Niccolò Renieri) ca.1588 – 1667. Peintre, collectionneur et marchand d’art, Paris 2007, p. 42, ill. color; cat. 10
Da tempo noto agli studi caravaggeschi, lo splendido dipinto qui offerto ritorna in pubblico per la prima volta dopo la storica mostra sui seguaci francesi di Michelangelo Merisi organizzata a Villa Medici nel 1973, poco dopo la rassegna del museo di Cleveland curata da Richard Spear nel 1971. Fu proprio nella sua recensione a quella mostra, dove il dipinto era stato esposto come di artista ignoto, che Erich Schleier propose per la prima volta l’attribuzione a Nicolas Régnier, e il collegamento con i dipinti raffiguranti le allegorie dell’Autunno e dell’Inverno, allora nella collezione di Benedict Nicolson e oggi nel museo di Princeton (figg.1-2). A Roma e a Parigi il nostro dipinto fu appunto esposto insieme alle altre due Stagioni, consentendo la verifica di un’ipotesi avanzata fino a quel momento solo in base a fotografie, e di cui non si è mai più in seguito dubitato. L’esistenza di un quarto dipinto, Allegoria della Primavera, fu segnalata in quell’occasione da Giuliano Briganti senza che l’opera fosse pubblicata; al momento non se ne ha alcuna traccia.
Gli studi successivi non hanno più messo in dubbio l’attribuzione a Régnier né il collegamento con le altre due tele del ciclo delle Stagioni, le cui dimensioni leggermente inferiori a quelle del nostro dipinto, ingrandito in alto, sono probabilmente quelle originarie. È stata riconosciuta tuttavia la migliore qualità dell’Allegoria dell’Estate, o più precisamente il suo maggior fascino dovuto a una composizione più varia ed equilibrata esaltata dai colori accesi e luminosi, oltre che da un migliore stato conservativo. Alcuni studiosi, in particolare Mina Gregori, hanno poi avanzato l’ipotesi di una collaborazione con un pittore di natura morta, forse Pietro Paolo Bonzi, a cui si dovrebbe l’esecuzione della splendida cesta di frutta che il ragazzo in primo piano a sinistra reca sulle spalle: un’ipotesi che non trova riscontro nei dati tecnici del nostro dipinto mentre, viceversa, la perizia dell’artista francese nel campo della natura morta è stata messa in luce dall’esame di sue opere documentate, prima fra tutte la Cena in Emmaus dipinta per il marchese Vincenzo Giustiniani e ora a Potsdam, Sanssouci, ma anche il Fauno (o Bacco) di raccolta privata.
Ricordato da Joachim von Sandrart come seguace di Bartolomeo Manfredi, e anzi uno dei protagonisti più autorevoli della “manfrediana methodus”, Nicolas Régnier riprende in questa composizione una figura, quella dell’uomo di spalle che beve dal fiasco, dipinta per la prima volta da Manfredi nella Scena di osteria con suonatore di liuto un tempo esposta al County Museum di Los Angeles, poi presso Robilant e Voena (cfr. Beyond Caravaggio. Catalogo della mostra a cura di Letizia Treves, Londra 2016, pp. 78-79, n. 12). La popolarità di quel dipinto tra i caravaggeschi francesi è documentata dalla copia trattane da Nicolas Tournier e incisa da Haussard (Parigi, Louvre; in deposito a Le Mans, Musée du Tessé; B. Nicolson, Caravaggism in Europe. II edizione, Torino 1990, II, figure 308 e 310). La stessa figura ritorna, in un diverso contesto, nel cosiddetto Concerto dal bassorilievo di Valentin de Boulogne al Louvre (cfr. Valentin de Boulogne. Réinventer Caravage. Catalogo della mostra a cura di Keith Christiansen e Annick Lemoine, Parigi 2017, pp. 12-13 e 153-55, n. 23). Ma se in quel caso il motivo si legava al tema della dissolutezza contrapposta alla temperanza, oltre che associarsi alla semplice scena di osteria, nel nostro caso il bevitore di spalle allude piuttosto all’arsura indotta dal calore dell’estate. Strepitoso “pezzo di bravura” nella resa della paglia intrecciata, questo dettaglio conferma l’abilità di Régnier negli inserti di natura morta, ma vale altresì a segnare la profondità dello spazio che include la figura, esiguo ma non privo di respiro prospettico.
Visti di sotto in su, come posto in evidenza dal giovane con la cesta di frutta, i quattro personaggi compongono un fregio che dobbiamo immaginare posto a una certa altezza e completato dalle altre stagioni del ciclo in una ritmica alternanza tra figure frontali e di profilo, con al centro quella più intimamente legata al tema: forse una fanciulla in veste di Flora, nella Primavera ancora sconosciuta; Cerere nel nostro dipinto; Bacco nell’Autunno, e il consueto vecchio intabarrato nell’allegoria dell’Inverno. Una datazione ai primi anni del soggiorno romano, dopo il 1617, è stata proposta da Annick Lemoine per questa serie di dipinti.