Real Fabbrica di Capodimonte
TABACCHIERA, 1745 CIRCA
in porcellana tenera modellata e ornata a pennello in monocromo rosso ferro con scene di battaglia e a bassorilievo sul coperchio con l’effige di Carlo di Borbone, cm 5x6,5x6,5
Provenienza
Collezione Francesco Stazzi, Milano;
Collezione privata, Milano
Bibliografia
F. Stazzi, Capodimonte, Milano 1972, p. 25, tav. VIII;
A. Carola Perrotti (a cura di), Le porcellane dei Borbone di Napoli. Capodimonte e Real Fabbrica Ferdinandea 1743-1806, catalogo della mostra, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, 19 dicembre 1986 - 30 aprile 1987, Napoli 1986, p. 235
Opera dichiarata di interesse culturale particolarmente importante dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo con D. SR Lombardia del 3/8/2016.
La tabacchiera, di forma circolare, è decorata a “scene di battaglia” in monocromo rosso ferro sul corpo della scatola, anche sotto la case e all’interno del coperchio. La parte superiore è ornata con l’effige a mezzo busto, acroma a bassorilievo, di Carlo di Borbone (Madrid 20 gennaio 1716 - Madrid 14 dicembre 1788), Duca di Parma e Piacenza con il nome di Carlo I dal 1731 al 1735, re di Napoli e Sicilia dal 1735 al 1759 e da quest'anno fino alla morte re di Spagna con il nome di Carlo III (vedi fig. 1), qui raffigurato con le insegne del Toson d’Oro. Le scene di battaglia, i cui modelli iconografici più lontani sono generalmente riconosciuti nelle incisioni fiamminghe del XVII e XVIII secolo e nella pittura di Antonio Tempesta, vedono protagonisti sotto la base un duello tra un cavaliere e un fante, e sul corpo un fuciliere inginocchiato (non è un caso forse che Carlo III avesse riorganizzato il suo esercito nel 1740 con un corpo speciale di fucilieri di Montagna) e un cavaliere al galoppo separati tra loro da paesaggi con rovine e piccole selve.
Il pregiato astuccio, che non possiede alcuna marca in ragione di un ipotetico quanto raro omaggio al re, cui probabilmente era destinato, appartiene alla reale manifattura di Capodimonte ed è ascrivibile agli anni 1745 circa.
La raffinata scatola è infatti nota da tempo agli studiosi e ai collezionisti, da quando nel 1972 Francesco Stazzi (op. cit., p. 25, tav. VIII) la pubblicò come appartenente alla sua collezione privata e la mise in relazione con la notizia documentaria, riportata da Camillo Minieri Riccio (Gli artefici ed i miniatori della Real Fabrica della porcellana di Napoli, 1878, rist. anast. in “Storia delle porcellane in Napoli e sue vicende”, 1980), secondo la quale nel 1744 il capo modellatore della manifattura di Capodimonte Giuseppe Gricci (1719 circa - 1771) aveva realizzato un medaglione “con il ritratto del re”, probabilmente identificabile con quello attualmente conservato al Museo Civico di Torino (inv. 3048/C) (vedi fig. 2) molto prossima all’effige modellata sul coperchio della nostra tabacchiera. Ancora lo Stazzi avanza l’ipotesi che il soggetto del decoro fosse ispirato al “fatto d’armi di Velletri”, quando nell’agosto del 1744 lo stesso re dimostrò particolare perizia militare. All’inizio dell’anno 1744 il principe di Lobkowitz, all’epoca governatore del ducato di Milano e comandante dell’esercito imperiale in Italia, marciò alla testa dell'esercito austriaco verso la conquista del Regno di Napoli. A marzo il Re Carlo si mise alla testa del proprio esercito, partendo da Napoli e marciando verso il nemico. Ad agosto l’accampamento del re fu circondato dalle truppe austriache comandate dall’irlandese Brown, colonnello di un reggimento di corazze al servizio dell’imperatore, di cui fu ciambellano nel 1734. Tuttavia la tempestiva reazione di Carlo III portò a una schiacciante vittoria che ebbe all’epoca una notevole risonanza. La famosa battaglia s’inserisce infatti nelle vicende dinastiche italiane e in particolare nella guerra di successione austriaca scoppiata dopo l’ascesa al trono di Maria Teresa d’Austria. Con il trattato di Worms l’anno precedente, il regno di Gran Bretagna, quello di Sardegna e l’Arciducato d’Austria si impegnavano ad allontanare i Borboni da Napoli e dalla Sicilia, in cambio della cessione al Re di Sardegna, da parte dell'Austria, di Piacenza e di parte della Lombardia. La Francia e la Spagna sottoscrissero quindi un nuovo patto contro i firmatari del trattato di Worms, fra l'altro con l'intento di ottenere anche i Ducati di Milano e di Parma.
Nell’anno precedente, dopo un periodo sperimentale tra il 1740 e il 1743, il giovane Re Carlo III aveva impiantato una fabbrica, in una parte del giardino della reggia di Capodimonte, dai cui forni uscì solo porcellana a pasta tenera. In seguito Carlo III, divenuto re di Spagna, trasferirà nel 1759 la sua residenza e la stessa manifattura a Buen Retiro nei pressi di Madrid, salpando da Napoli per la Spagna il 6 ottobre 1759 insieme con Maria Amalia di Sassonia sulla nave Fenice.
L’ipotesi di una produzione celebrativa, associata anche alla presenza del ritratto, che determina l’esecuzione della tabacchiera, ben s’inserisce all’interno di questo periodo, e la sua iconografia pittorica, in virtù di quanto sopradescritto, ne circoscriverebbe la datazione fissandola intorno al precoce biennio 1744-1745.
I soggetti a battaglie rimasero sempre poco comuni nella produzione campana e perlopiù diffusi nel suo primo periodo, soprattutto riprodotti in policromia in oggetti da tavola o più facilmente in “giuochi” da caffè. I primi riferimenti alla decorazione "a scene di battaglia e caccia" nella manifattura campana risalgono al 30 settembre 1744, quando sotto la direzione del pittore piacentino Giovanni Caselli (1698-1752) si inizia a miniare "il giuoco con delle battaglie" (C. Minieri Riccio, Delle porcellane della Real Fabbrica di Napoli, delle vendite fattene, e delle loro tariffe, IV, Memoria letta all’Accademia Pontoniana nella tornata del 7 aprile 1878, Napoli 1878, p.11). Altri pittori della reale manifattura furono impegnati in simili decorazioni istoriate, fra i quali Giuseppe Della Torre e i suoi figli, che ne fecero uno dei loro temi prediletti (F. Stazzi, op. cit., pp. 162-163).
Angela Carola Perrotti (op. cit., p. 235) menziona la nostra tabacchiera nel catalogo realizzato in occasione dell’importante mostra sulla porcellana dei Borbone tenutasi al Museo Archeologico di Napoli nel 1986, ricordandola come esempio per la decorazione, appunto delle tabacchiere, ispirata alle scene di battaglia.
Si è soliti distinguere le decorazioni del caposcuola Giovanni Caselli per via della sua tecnica puntinata, che è stata identificata anche in quest’opera ascrivibili al maestro per la sola parte dipinta: proprio il fatto che la tabacchiera non mostri confronti per tipologia decorativa con altre della stessa produzione, ne farebbe quindi un importante e precoce unicum, rispetto ad altri rari oggetti prodotti dalla stessa fabbrica con iconografie affini.
La straordinaria associazione storico-iconografica fa assumere a questa tabacchiera un significativo valore commemorativo e storico: la probabile destinazione reale e la datazione intorno al biennio 1744-1745, per ovvi nessi con gli avvenimenti rappresentati e con la storia della manifattura, ne evidenziano la rilevanza.