(Pisa – Feste – Illustrati 600) BAZZICALUVA, Ercole – CASCINA, Pietro. Alfea reverente rappresentata nella seconda venuta della serenissima Vittoria della Rovere gran duchessa di Toscana in essa città l’anno 1639. (In Pisa, appresso Francesco delle Dote, 1639).
In 4to (223 x 166 mm). [ii] 21 [1] pp. ed una tavola calcografica più volte ripiegata, sottoscritta “ercole Bazzacaluuve D.D.” Testo in cornice, iniziali e fregi xilografici. Antica carta d’attesa, minime tracce del tempo, esemplare in perfette condizioni.
RARISSIMA ED IMPORTANTE PLACCHETTA, che descrive la trionfale entrata in Pisa (anticamente denominata “Alfea”), di Vittoria della Rovere (1622-1694), moglie di Ferdinando II de’ Medici e quinta granduchessa di Toscana. La celebre tavola di Ercole Bazzicaluva, attivo in Firenze nella prima metà del XVII secolo, ritrae la carrozza della Granduchessa in mezzo ad una piazza affacciata sull’Arno e gremita di gente, sullo sfondo della quale si intravvede la Torre Pendente. Tutti i piccoli personaggi che affollano la scena, inquadrata tra due colonne con stendardo, sono ritratti in modo realistico e vivace, dall’omino che orina nel fiume al carro con i musicanti. I soggetti in primo piano sono più grandi e ombreggiati, quelli in secondo piano sempre più piccoli e accennati. La stampa è considerata una delle migliori rappresentazioni di feste alla maniera di Caillot. “Oltreché incisore […], il B. fu anche maestro di campo del granduca, ciambellano di corte a Innsbruck, castellano della fortezza di Livorno e governatore di quella di Siena, e anche la sua attività d’incisore, tolto qualche modesto soggetto religioso (un S. Sebastiano, per esempio), s’intreccia continuamente con le sue occupazioni e i suoi svaghi preferiti. […] Il mondo ideale e formale del B. si forma prevalentemente nel ricordo di Antonio Tempesta, con in più una carica personale di spirito cavalleresco e spadaccino, e al contatto diretto e indiretto di Giulio e Alfonso Parigi, di Remigio Cantagallina, di Giacomo Callot, di Stefano Della Bella. […] Quanto al linguaggio specificamente incisorio, il B., pur richiamandosi agli altri grandi, finisce per individuarsi nettamente, specie dove le immagini della terra, pur digradando progressivamente nel medium atmosferico, continuano, precipitando verso la parte in ombra dei contorni, a vibrare di un tono più forte, simile a quello degli scuri con il quale più tardi gl’impressionisti francesi useranno rilevare i colori chiari, come a riportarsi sempre al primo piano e a volerne riecheggiare la consistenza.” (Treccani).