λ
Domenico Corvi
(Viterbo 1721 – Roma 1803)
AMORE E PSICHE
olio su tela, cm 99x73
Nel dar conto della propria visita allo studio romano di Domenico Corvi nel 1785, il conte Bernardino di Campello ricordava, tra i numerosi dipinti finiti e pronti per la consegna “un altro quadro di mezzana grandezza (...) Psiche che a lume di una lucerna sta osservando Amore che dorme” (cfr. V. Curzi, in Domenico Corvi. Catalogo della mostra, Roma 1998, p. 43 e p. 49, note 41-43).
Non si trattava del nostro dipinto ma, verosimilmente, della versione “in grande” (cm 172x121) commessa al pittore viterbese dal principe Nicolaj Borisovich Jusupov nell’agosto del 1784. Il dipinto qui offerto è infatti un secondo esemplare di dimensioni ridotte della tela ora all’Ermitage di San Pietroburgo dipinta per il principe, inviato dello zar a Torino dal 1783 al 1789, grande mecenate e leggendario collezionista d’arte che negli anni della sua permanenza in Italia fu più volte a Roma. Il tema erotico di Amore e Psiche doveva essere particolarmente caro al diplomatico russo, consulente artistico di Caterina II e dal 1797 direttore dell’Ermitage Imperiale, visto che fu lui a commissionare ad Antonio Canova la seconda versione di Amore e Psiche che si abbracciano oggi all’Ermitage (1794-1796).
Tratto distintivo di Domenico Corvi secondo il conte di Campello, la capacità “nel dipingere a lume di notte”, una caratteristica che il giovane aristocratico potè apprezzare in molte altre opere dell’artista viterbese ammirate nella stessa occasione: il celebre Funerale di Ettore e la tragica fine dii Leandro “colorito a lume di notte vicino allo spuntare dell’Alba”. Caratteri che ammiriamo nel nostro dipinto, così aggiornato al gusto e alla sensibilità del tardo Settecento sospeso tra Classico e Romantico.