Scuola napoletana, sec. XVII
SAN SEBASTIANO CURATO DA SANT'IRENE
olio su tela, cm 131.5x181
L’inedita tela qui presentata è riconducibile con ogni evidenza alla produzione napoletana tra terzo e quarto decennio del Seicento, e più precisamente all’intersezione tra il caravaggismo espresso dai seguaci di Battistello Caracciolo, i modelli proposti da Artemisia e dai suoi stretti seguaci e le nuove istanze di temperato naturalismo sostenute dai più giovani Francesco Guarino e Massimo Stanzione.
Alcuni motivi, in particolare il tipo della fanciulla assorta nella cura del giovane martire, ricordano altresì esiti di Hendrik van Somer in opere napoletane quali il Sansone e Dalila o la Guarigione di Tobia, confermando l’appartenenza del nostro dipinto all’ambito del caravaggismo meridionale
Tra le possibili proposte attributive, quella di Nicola Spinosa (espressa da fotografia) a favore del cosiddetto Maestro di Fontanarosa, individuato per la prima volta da Ferdinando Bologna a partire dall’Ultima Cena conservata nella parrocchiale di San Nicola a Fontanarosa, nell’avellinese. Controversa tuttavia la ricostruzione del corpus dell’anonimo maestro e, di conseguenza, la sua identificazione. Bologna proponeva infatti di accostare il suo name-piece al catalogo di Gerolamo De Magistro, autore di una Santa Lucia, firmata, in Santa Maria della Sanità a Napoli.
Generalmente accettata è oggi l’ipotesi di chi riconosce invece la mano del Maestro nelle figure seicentesche degli Apostoli aggiunti alla Vergine Assunta dipinta da Teodoro d’ Errico in San Gregorio Armeno: un pittore che i documenti accertano chiamarsi Giuseppe Guido, o “di Guido”, su cui è intervenuto Vincenzo Abbate, ritenendolo un seguace di Alonso Rodriguez e, più recentemente, Giuseppe Porzio in occasione della mostra Ritorno al Barocco. Da Caravaggio a Vanvitelli (Napoli, Museo di Capodimonte, 2009) a cui furono esposte varie opere a lui attribuite.