Maestranze campionesi, metà secolo XIV
MADONNA IN TRONO COL BAMBINO, TRA SANTI, ANGELI E DONATORI
bassorilievo in marmo, cm 60x110x12
Al centro del bassorilievo qui offerto, tra due gruppi speculari composti da un angelo e un santo che presentano una figura in preghiera, la Madonna sta offrendo una pera al Bambino, allegoria dell’accettazione del sacrificio per la redenzione dell’umanità.
Il soggetto e il formato portano a ipotizzare che il rilievo sia stato concepito come sovrapporta, forse di un piccolo edificio di culto costruito per volontà dei due personaggi inginocchiati al cospetto della Vergine e abbigliati alla moda trecentesca.
È infatti nel XIV secolo che può essere collocata la realizzazione dell’opera le cui caratteristiche stilistiche permettono di inquadrarla nell’ambito della cultura campionese.
“Maestri campionesi” è la denominazione convenzionale usata per indicare maestranze di scultori, lapicidi e architetti, originari della zona di Campione, Lugano e i laghi lombardi, attivi in varie regioni italiane e in Svizzera tra la seconda metà del XII secolo e la fine del XIV. Grazie alla presenza di epigrafi o al rinvenimento di documenti, la storiografia è riuscita negli ultimi decenni a distinguere l’attività di alcune personalità, native di Campione: tra questi, il più noto, anche per importanza dei suoi committenti, è Bonino da Campione, operoso nei decenni centrali del Trecento (I maestri campionesi, a cura di R. Bossaglia e G. A. Dell’Acqua, Bergamo 1992). A questi e alla sua bottega sono oggi attribuite una serie amplissima di sculture e monumenti funebri tra i quali quelli presenti nella chiesa di Sant’Eustorgio a Milano, dove secondo la critica è già possibile riscontrare un’attitudine narrativa che scioglie la ieraticità rappresentativa dell’immagine sacra e per la quale si è parlato di gotico campionese. Si cita a guisa di esempio il monumento equestre di Bernabò Visconti, l’opera più celebre ritenuta di Bonino e della sua bottega, collocato tra il 1363, quando risulta terminato, e il 1380-1385, quando viene collocato il relativo sarcofago, oggi visibile in una sala del Museo del Castello Sforzesco di Milano.
Nonostante l’appannarsi dei volti nella consunzione della pietra, anche il bassorilievo qui presentato mostra una scena più sciolta e una certa attenzione nella descrizione delle vesti. Lo sguardo della Vergine è poi convincentemente indagato nella dolcezza materna con cui si rivolge al figlio e l’accennata torsione impressa alla sua figura rimanda ai modelli pisani della grande scultura gotica, quali Giovanni di Balduccio che esercitò una forte suggestione sugli artisti attivi nei contesti dove furono collocate le sue opere, come Sant’Eustorgio a Milano.