Scultore attivo a Roma, secolo XVII
ERCOLE E IL LEONE
terracotta, alt. cm 35
L’opera è corredata di parere scritto di Andrea Bacchi dove è posta in rapporto a una serie di terrecotte firmate e datate da Stefano Maderno negli anni venti del Seicento, già appartenute alla collezione Filippo Farsetti a Venezia e attualmente divise tra Ca’ d’Oro e il museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.
Particolarmente stringente si mostra il confronto con quella raffigurante il medesimo soggetto, oggi conservata presso la dimora veneziana, nonostante alcune varianti quali per esempio il panneggio legato alla vita presente solo nella versione qui presentata, la posizione della gamba e del braccio sinistro dell’eroe e il basamento che nel nostro caso evoca un terreno roccioso.
Sull’originaria funzione delle terrecotte di Maderno provenienti dalla collezione Farsetti la critica si interroga da tempo. Secondo Bacchi la conferma che fossero state realizzate come modelli di accademia viene da un passo della vita dello scultore pubblicata nel 1642 da Giovanni Baglione dove il biografo dimostra di sapere che erano destinate a figure “che di questa professione si dilettano” e che dovevano servire “a pubblico beneficio” (G. Baglione, Le vite de’ pittori, scultori, architetti ed intagliatori dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 fino a’ tempi di Papa Urbano VIII nel 1642, Roma 1642, p. 345).
Lo studioso conclude sostenendo che la terracotta qui offerta è la migliore conferma all’ipotesi secondo cui Maderno realizzò quei piccoli capolavori proprio perché fossero studiati e copiati: “Il trattamento del piccolo panneggio che cinge alla vita Ercole tradisce inequivocabilmente la mano di un giovane scultore del pieno, o più probabilmente della fine del Seicento, un artista già famigliare con il linguaggio dei vari Bernini e Algardi. Anche la criniera del leone è molto più morbida e sciolta rispetto a quella maggiormente grafica del prototipo di Maderno.”.