15th to 20th century paintings

Florence, 
thu 4 October 2018
Live auction 266
58

λ Giovanni Battista Vanni

€ 10.000 / 15.000
Estimate
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λ Giovanni Battista Vanni

(Firenze 1600 - Pistoia 1660)

AGAR, ISMAELE E L'ANGELO NEL DESERTO

olio su tela, cm 175x235,5

 

AGAR, ISMAEL AND THE ANGEL IN THE DESERT

oil on canvas, cm 175x235,5

 

reca sul retro etichetta e targhetta in metallo con la scritta "Proprietà Guicciardini Corsi Salviati in consegna alla parrocchia di S. Martino a Sesto"

 

Provenienza

Già collezione Corsi

Collezione privata

 

Bibliografia

F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua, Firenze, 1681-1728, ed. a cura di F. Ranalli, Firenze 1845-1847, IV, 1846, pp. 534-548

S. Bellesi, Catalogo dei pittori fiorentini del Seicento e Settecento. Biografie e opere, Firenze, 2009, I, p. 265 (Agar, Ismaele e l’angelo, Firenze, collezione privata, non riprodotto)

D. Pegazzano, I "Cardinali guerreggianti": dipinti inediti di Giovan Battista Vanni per monsignor Lorenzo Corsi, in "Prospettiva", 153/154.2014 (2015), pp. 74-94, p. 84, fig. 14, p. 86, fig. 16

 

La grande tela qui offerta mette in scena la storia di Agar e Ismaele raccontata nel libro della Genesi.

Sara, la moglie di Abramo, non potendo avere figli, offre al marito la sua schiava Agar, dalla cui unione nascerà Ismaele. La giovane donna e il figlio verranno poi ripudiati e allontanati da Abramo dopo la nascita miracolosa di Isacco, figlio di Sara.  

Il dipinto, pubblicato in D. Pegazzano cit. p. 84 fig. 14, è stilisticamente accostabile alle opere di Giovan Battista Vanni, pittore fiorentino di cui Filippo Baldinucci ci tramanda un ritratto puntale e lusinghiero. Vanni fu una personalità di spicco nella Firenze seicentesca, molto gradita ai suoi committenti non solo per il suo bell’aspetto ma anche per gli innumerevoli interessi che coltivò, dalla musica al teatro.

Figlio dell’orafo Orazio Vanni, Giovan Battista fu avviato sin da giovane allo studio della pittura presso la bottega di Empoli e in seguito sotto la guida di Cristofano Allori e Giovanni Bilivert. Al 1617 risale l’immatricolazione all’Accademia del Disegno e già negli anni Venti partecipa a diversi importanti cantieri tra cui quello per la villa Medicea di Poggio Imperiale e per il Casino di San Marco.

Baldinucci riporta con precisione anche la variegata committenza dell’autore tra cui vengono ricordati i Del Turco, i Tornaquinci, gli Acciaiuoli e soprattutto i Corsi.

Per monsignor Lorenzo Corsi Vanni realizzò moltissimi quadri, tra cui il nostro, e fu ospite in più occasioni presso la sua abitazione romana, cosa che gli permise di studiare le opere degli artisti in voga nell’urbe. A Roma è documentato dal 1624 e, ad eccezione di alcuni ritorni in Toscana e un viaggio a Parma nel 1629, vi rimase fino al 1632.

Al terzo soggiorno romano, intorno agli anni trenta del Seicento, possiamo far risalire la nostra Agar, da collocare con sicurezza dopo il ritorno da Parma nel 1629 per le evidenti influenze dell’opera di Correggio.

Il quadro non può essere inoltre all’oscuro dell’opera di Giovanni Lanfranco, stringenti infatti sono i confronti con la sua Agar conservata al Musée National de Château di Versailles. Lanfranco fu una delle personalità artistiche più rappresentative del barocco romano. Il Vanni può essersi ispirato a questo maestro, geniale nell'invenzione e amante degli scorci audaci, che lavorò più volte per la famiglia Barberini, con cui anche monsignor Corsi, committente del Vanni, aveva forti legami.

Al Lanfranco rimandano la scelta cromatica del panneggio, i forti effetti di luce che investono le figure, la composizione con la monumentale Agar seduta in primo piano dinanzi alla roccia; mentre invece l’affabile angelo che incoraggia la donna a non perdere la fiducia si trasforma in Vanni in una scattante vittoria alata avvolta in una veste metallica di memoria bronzinesca.