OLD MASTER PAINTINGS

tue 14 May 2019
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Franz Werner Tamm, detto Daprait

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Franz Werner Tamm, detto Daprait

(Amburgo 1658 – Vienna 1724)

e Scuola di Carlo Maratta

FESTONE DI FIORI SORRETTO DA PUTTI

olio su tela, cm 90x131

 

PUTTI WITH A GARLAND OF FLOWERS

oil on canvas, cm 90x131

 

Provenienza

Parigi, Ader-Tajan, 15 dicembre1993, n. 23; Londra, Sotheby’s, 6 luglio 1994, lotto 115

 

Bibliografia

S. Rudolph, Niccolò Maria Pallavicini. L’ascesa al Tempio della Virtù attraverso il Mecenatismo, Roma 1995, p. 93 e fig. 62 a; G. e U. Bocchi, Pittori di natura morta a Roma. Artisti stranieri 1630 – 1750, Viadana 2005, p. 242, fig. FT.48

 

Referenze fotografiche

Fototeca Federico Zeri, scheda 89424

 

Si deve a Stella Rudolph la ricostruzione della prestigiosa commissione ricevuta da Carlo Maratta da parte di uno dei più raffinati collezionisti del tardo Seicento romano, il banchiere Francesco Montioni. È Giovanni Pietro Bellori a ricordare, nella “vita” del pittore, l’esecuzione di sei sovrapporte “… alcuni fregi con vari putti che scherzano in varie vedute e tengono lacci di festoni di fiori coloriti dal signor Francesco … Fiamengo, che campeggiano in campo chiaro turchino d’aria…”.

Questa sofisticata reinterpretazione di un motivo tratto dalla scultura classica proposto da Carlo Maratta in collaborazione con Franz Werner Tamm riscosse un tale successo da dover essere ripetuta, con varianti nelle figure dei putti e nei festoni di fiori, per il marchese Niccolò Pallavicini. Entrambe le serie, disperse ma in parte ricostruite nei loro elementi (Parigi, Louvre; Vienna, Accademia Albertina; Roma, palazzo Pallavicini) furono poi replicate per altri collezionisti dallo stesso Tamm e da un aiuto di Carlo Maratta che si valse, verosimilmente, dei cartoni del maestro.

Ne costituisce uno splendido esempio la tela qui offerta, resa nota dalla Rudolph nel suo studio su Niccolò Pallavicini e la sua collezione, dispersa nella prima metà del Settecento. Secondo la studiosa, che ha avuto occasione di esaminarlo nuovamente dal vero, il nostro dipinto – un tempo accompagnato da un’altra tela ora in una diversa collezione – riflette verosimilmente una delle sei sovrapporte dipinte per Francesco Montioni, non ancora ritrovata nella versione originale.