LIVORNO COSIMO III DE’ MEDICI (1670-1723) TOLLERO 1703
Ag gr. 27,13 D/ COSMVS III D G MAG DVX ETRVRIAE VI Busto paludato a d. coronato e con lunga capigliatura. Sotto il busto, nel giro, la data. R/ ET PATET ET FAVET Veduta del porto di Livorno
CNI 71 (solo cit.) MIR (cita l’es. del CNI) Di Giulio 146 (Raccolta Costantini, asta Vangelisti 1971, lot. 1221)
Della massima rarità. SPL, delicata patina iridescente.
Ex asta Ratto, 1956, lotto 947.
LIVORNO COSIMO III DE’ MEDICI (1670-1723) TOLLERO 1703 Of the maximum rarity. EF, Light iridescent patina.
Ex Ratto’s auction, 1956, lot 947.
Trattasi di una delle più importanti rarità della serie monetale medicea di grande modulo i cui esemplari noti, incluso il presente, si contano in soli tre pezzi.
Il primo tra questi, citato nell’XI volume del Corpus Nummorum Italicorum (cfr. zecca di Livorno, Tollero dell’anno 1703, n. 71), faceva parte della collezione numismatica di S.M. Vittorio Emanuele III ed è oggi custodito nel medagliere di Palazzo Massimo a Roma. Il secondo apparso in ordine temporale è quello qui esitato, proveniente dalla prestigiosa asta Ratto del 1956 (lotto 947) che vide all’incanto numerose rarità di zecche italiane medioevali e moderne, alcune delle quali mai apparse fino a quel momento in una vendita pubblica. Il terzo censito è quello rappresentato nel catalogo d’asta Vangelisti di Lucca del 1971 relativo alla vendita della “ricca e preziosa Raccolta Costantini” (lotto 1221).
Entrambi questi esemplari presentano uno stile incisorio più raffinato ed elegante rispetto a quello degli altri tolleri livornesi più comuni soprattutto grazie alla differente rappresentazione del Granduca, il cui busto appare nel campo di forma più piccola ma nel complesso meglio realizzato e più statuario. In particolare l’espressione fiera ed austera del Granduca viene enfatizzata in questo conio grazie alla particolare morfologia del suo volto, con il labbro inferiore più pronunciato e il mento più piccolo e spigoloso, quasi a volerne esaltare il suo atteggiamento ossessivo di superiorità verso gli altri (peraltro comprovato dalla sua storiografia ufficiale), mentre la corazza sulla spalla non è articolata in piastre ma appare invece lineare ed è liscia nella parte frontale del pettorale.
In merito alla mania ossessiva che più crucciava il Granduca, ovvero quella dell’ottenimento del “trattamento regio” che consisteva nel fatto che lui o i suoi ambasciatori non avrebbero più dovuto togliersi il cappello di fronte agli altri sovrani, lo storico Jacopo Riguccio Galluzzi scrisse: “Ricevè da quell’atto un nuovo pascolo la vanità di Cosimo III, il quale non mancò subito di farsi attribuire dai sudditi il trattamento di Altezza Reale, ma ne ritrasse ancora la mortificazione di vedersi contrastata questa prerogativa dalle altre corti; poiché sebbene alcune l’accordassero in progresso liberamente, altre assolutamente la denegarono, e specialmente quelle che avendo fino a quel tempo goduto di un egual trattamento non volevano riconoscersi da per se stesse inferiori” (da Istoria del Granducato di Toscana sotto il governo della Casa Medici, Livorno, Stamperia Vignozzi, 1781).