Giovanni Zebellana
(Verona, 1457 – 1504)
Leonardo Attavanti, detto Leonardo da Verona
(documentato a Verona nella seconda metà del XV secolo)
MADONNA COL BAMBINO
legno intagliato e dipinto, cm 118x60x49
firmata e datata sul trono “Lonardus Veronensis me pinxit, 1492”
MADONNA WITH CHILD
carved and painted wood, height cm 118x60x49
signed and dated on the throne “Lonardus Veronensis me pinxit, 1492”
Opera sottoposta ad avvio del procedimento di dichiarazione di interesse da parte del Ministero dei Beni Culturali
Provenienza
già Vicenza, collezione conte Tommaso Franco
Bibliografia di confronto
C. Alberici, Madonna con Bambino, scultura lignea veronese del 1499 con “sorprese”, in “Rassegne di studi e notizie”, 11, 1983, pp. 9-33;
F. Trovati, La Madonna con il Bambino (1499) proveniente dalla parrocchiale di Gardone V. T., in “Brixia Sacra”, 4, 1996, pp. 11-21.
La firma posta sul fianco sinistro del trono e le stringenti analogie tipologiche e stilistiche permettono di porre in relazione il gruppo scultoreo qui offerto con la Madonna orante con in grembo il Bambino conservata presso il museo del Castello Sforzesco di Milano, come già segnalato nella scheda OA del Sistema informativo dei Beni Culturali della Regione Lombardia.
Il ritrovamento, durante i lavori di restauro a cui è stata sottoposta quest’ultima, di un piccolo rotolo di pergamena all’interno del tronetto su cui è seduta la Vergine, e la lettura di una scrittura autografa dell’intagliatore, resasi visibile nella parte interna del pannello che ne chiude il retro, hanno permesso di fissare con certezza datazione, committenza e paternità: l’esecuzione dell’opera oggi al Castello Sforzesco era stata commissionata all’intagliatore Giovanni Zebellana, residente a Verona, che, dopo averla terminata il 19 aprile 1499, l’aveva affidata al pittore Leonardo Attavanti, pure veronese, per completarla con la policromia.
L’iscrizione “Lonardus Veronensis me pinxit, 1492” dipinta sul nostro esemplare non lascia evidentemente dubbi circa l’identità dell’autore della sua decorazione pittorica e della doratura che doveva presentarsi assai raffinata come l’elegante decoro ancora visibile sulla veste della Madonna e quello meglio conservato del tronetto lasciano intuire.
Se l’iconografia della Madonna con le mani giunte in atto di adorare il figlio disteso nudo sul suo grembo a prefigurare la futura passione, alla quale rimanda anche il cardellino trattenuto tra le mani del bambino, rientra nella grande fortuna di quest’immagine nella produzione scultorea lignea di area veneta del Quattrocento, la qualità e le caratteristiche dell’intaglio – l’andamento del profilo e delle pieghe del manto della Vergine, i tratti somatici del volto e la tipologia delle mani - sono le medesime che si possono osservare nell’esemplare del Castello Sforzesco e pertanto medesimamente ascrivibili allo Zebellana.