EMILIO ISGRO'
(Barcellona Pozzo Di Gotto 1937)
Dichiaro di non essere Emilio Isgrò
1971
tela emulsionata in teca di legno
opera composta da sette pannelli, ciascuno di cm 160x135
al retro firmato
I declare that I am not Emilio Isgrò
1971
emulsified canvas in wooden case
work composed of seven panels, each cm 160x135
on the reverse signed
DICHIARO DI NON ESSERE EMILIO ISGRO’
“ Ho cercato sempre di fare le cose in modo che queste non fossero controllate dal sistema, questo mi ha permesso di sentirmi libero” Emilio Isgro’
S.C. - "Oggi, 6 febbraio 1971, dichiaro di non essere Emilio isgrò" quale significato aveva questa affermazione?
E.I. – Ho fatto questa dichiarazione non per una forma rituale di suicidio ma per affermare meglio la presenza di un artista nel mondo, non volevo certo sparire. Era un’autocancellazione omeopatica, scaramantica.
S.C. - Giornalista, scrittore, poeta, artista visivo, regista, dimentico qualcosa?
E.I. - Credo di essere soprattutto un Cancellatore di tutte le forme esistenti e possibili, con lo scopo di crearne sempre di nuove.
S.C. - Nella Cancellatura c'e volontà di distruggere la scrittura o di esaltarla?
E.I. – Nel mio lavoro esiste questa doppia funzione: fingere di distruggere per esaltare e qualche volta esaltare per distruggere. È un’azione che nel momento stesso in cui distrugge, ricostruisce. È il negativo della scrittura che presuppone il suo positivo, difatti certe parole scampano alla cancellatura, a volte sono semplici segni come le virgole, la punteggiatura e le parentesi. Penso che la mia cancellatura non sia distruzione della parola ma un’esaltazione della scrittura e della sua funzione.
S.C. - Quindi è un’affermazione del pensiero?
E.I. – Si, è un’affermazione del pensiero. I latini dicevano che due negazioni affermano, io a forza di cancellare, quindi di negare, ho affermato la bellezza del mondo e della vita. Tutto il contrario di quello che la gente pensa del mio lavoro, che troppo spesso è percepito come un’azione distruttiva. Negli anni ho cercato di portare la cancellatura a essere uno strumento dialettico tra il si e il no delle cose, in un modo pendolare tra le varie possibilità, quindi un dubbio permanente, tipico del pensiero greco, mediterraneo e ancor più siciliano.
S. C. – Cosa vuol dire essere un artista?
E.I. - Per fare il mestiere dell’artista devi essere emotivamente coinvolto, ma devi anche essere in grado di farti scivolare le cose addosso altrimenti soccombi. Per un artista il consenso è importante, ma è ancora più importante come questo consenso si ottiene: se lavorando con fatica, poco o molto che questa sia, allora riesci a gestirlo e a difenderti dagli aspetti negativi che questo può avere. Un artista deve mantenere la sua visione, che dovrebbe essere sostanzialmente critica e divergente. L’arte è sempre un forte dubbio sull’esistente. Fare l’artista è stata una scelta voluta e costruita, l’ho fatto senza mai preoccuparmi degli esiti del mio lavoro.
da un'intervista del 2013