Luigi Amidani
(Parma 1591- post 1629)
MADONNA COL BAMBINO DORMIENTE
olio su tavola di noce, cm 35x26
MADONNA WITH SLEEPING CHILD
oil on walnut panel, cm 35x26
L'opera è corredata da una scheda di Laura Bartalucci di cui pubblichiamo un estratto:
"La piccola tavola, destinata alla devozione privata, presenta il suo consueto tema della Madonna col Bambino nella variante iconografica di Gesù addormentato, chiara prefigurazione della passione di Cristo.
L'conografia, affermatasi nel Quattrocento, fu codificata in questa particolare declinazione in ambito emiliano da Guido Reni, che dipinse più versioni con il dipinto soavemente addormentato e vegliato dalla Vergine (Roma, Galleria Doria Pamphili).
I caratteri stilistici salienti del dipinto orientano, con ogni evidenza, in direzione di un artista di sicura formazione emiliana, che sintetizza in un felice quanto accattivante connubio i modelli della tradizione pittorica parmense cinquecentesca e le novità emiliano-bolognesi di fine Cinquecento ed inizio Siecento. La cifra espressiva del nostro artista palesa una complessa stratificazione della cultura pittorica correggesco-parmigianinesca, che si spinge fino a Sisto Badalocchio e si innesta nella tradizione bolognese rinnovata dai Carracci, quella di Ludovico in particolare. Tuttavia un modello in particolare sembra essere il punto forte di riferimento dell'autore della tavoletta in esame: Bartolomeo Schedoni, che aderisce al nuovo corso carraccesco, e al quale si deve l'avvio del rinnovamento della pittura modenese del Seicento. Proprio in questo artista il recupero di Correggio, che resta una della costanti del suo percorso, si attua attraverso l'intenso Chiaroscuro di Ludovico Carracci.
E' sufficiente osservare il volto della Vergine della tavola in esame per rileva una riproposizione quasi palmare dei caratteri morfologici di molte Madonne schedoniane. Lo stesso ovale perfetto, con larghe palpebre e sopracciglia ad arco, la caratteristica acconciatura con la scriminatura al centro e la sottile trecciuola che ferma la capigliatura. Anche l'intonazione di intimo ed affettuoso raccoglimento, l'accostante e affabile naturalezza, derivate da modelli carracceschi, la dolcezza dell'ispirazione, sono proprie di Bartolomeo Schedoni, del quale si può richiamare a confronto la bella Annunciazione di Formigine. Tuttavia nell'autore del nostro dipinto emergono impreviste e solo apparentemente anacronistiche, virate manieristiche. Basti osservare infatti il corpo del Bambino, dalla forma quasi serpentinata, con il caratteristico ventre pronunciato, le fossette che sottolieneano le articolazioni, la consistenza quasi porcellanata delle carni e le estremità innaturalmente allungate e ridotte nelle dimensioni; o il panneggio come inamidato della veste della Vergine, quasi geometrizzate, caratterizzato da piatte campiture e sottolineato dalle linee diagonali. Ritengo che questi elementi siano sufficienti per escludere a priori l'autografia della Schedoni, il quale proprio sulla scia del rinnovamento carraccesco si libera dagli schemi cifrati del tardo manierismo ancora vigenti a Modena...."