Rediscovered Treasures Impressionists and Modern Masterpieces from a Private Collection

Milan, 
tue 29 October 2019
Live auction 315
18

Giacomo Favretto
(Venezia, 1849 - 1887)

Giacomo Favretto

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Giacomo Favretto

(Venezia 1849 - 1887)

 

VENDITRICE DI UCCELLI

1881 circa

firmato in basso a destra

olio su tela

cm 95x61,2

sul retro: firmato sul telaio, due timbri in ceralacca

 

THE BIRD SELLER

circa 1881

signed lower right

oil on canvas

37 ½ by 24 1/16 in

on the reverse: signed on the stretcher, two wax seals

 

Provenienza

Torino, collezione Delleani

Milano, collezione privata

 

Bibliografia

E. Somare, I grandi maestri del colore. Giacomo Favretto, Bergamo 1938, p. 8; p. 20, tav. V Catalogo Bolaffi della pittura italiana dell’800, n. 6, Torino 1976, p. 124.

G. Perocco, R. Trevisan, Giacomo Favretto, Torino 1986, p. 137, tav. 121.

R. Trevisan, Giacomo Favretto 1849-1887, Scorze (VE) 1999, p. 151

Nella raccolta di Mario Rossello, noto collezionista di arte italiana dell’Ottocento, non potevano mancare le opere di Giacomo Favretto, che, assieme a Guglielmo Ciardi, aveva contribuito a rimettere in moto la ricerca pittorica veneziana interrottasi dopo i fasti vedutisti. Per la sua raccolta Rossello aveva voluto il dipinto Venditore di uccelli (1880), che, assieme ad Amor rustico, presentato nel 1879 alla mostra dell’Accademia di Brera con il titolo L’amore tra i polli, e entrato nelle collezioni della Provincia di Milano grazie al sorteggio degli acquisti effettuati dalla Società per le Belle Arti. Un soggetto che tra fine anni Settanta e primissimi anni Ottanta contribuì a incrementare il successo del pittore veneziano grazie alla capacità di narrare. Gli interni borghesi della seconda metà degli anni Settanta sia di abitazioni (I miei cari; La famiglia a tavola) che di negozi (La ricetta. Interno di farmacia), lasciano il posto a botteghe con il pavimento di terra battuta o a bancarelle improvvisate lungo i vicoli veneziani. Se il Venditore di uccelli è ambientato in un interno spoglio, animato da diverse persone, tra cui l’uomo intento a corteggiare una delle giovani che lavorano nella bottega, nella Venditrice di uccelli la scena si svolge all’aperto, lungo il passaggio di una stretta calle. Approfittando del sole estivo, la giovane venditrice porta fuori dalla bottega umida e buia la sua merce e si siede tra le molteplici gabbiette di legno di varie dimensioni e forme con la schiena appoggiata al muro esterno dell’edificio. Il pittore la ritrae mentre volge lo sguardo verso due piccioni che, posatisi su un mastello capovolto, tubano tra le gabbie dei canarini. Simile a questo soggetto è L’imbeccata ai piccioni, 1882, proveniente dalla raccolta di Giovanni Treccani degli Alfieri, conferma ulteriore dell’interesse di Favretto per questi volatili a cui aveva da poco dedicato anche uno studio anatomico sull’estensione delle ali. Il passaggio di questi dipinti in prestigiose collezioni dimostra quanto le opere di Favretto abbiano sempre goduto di un buon mercato tra gli amanti di pittura italiana del secondo Ottocento. Anche il dipinto qui proposto vanta il passaggio dalla raccolta Delleani di Torino e da quella del milanese Vittorio Duca. Il fatto che, come ricordato da Camillo Boito in occasione dell’improvvisa scomparsa avvenuta nel 1887 a trentotto anni, Favretto fosse una persona ≪senza rancori, senza invidie, senza ambizioni, senza puntigli≫  (C. Boito, La Mostra Nazionale di Belle Arti in Venezia, in “Nuova Antologia”, Anno XXII, III serie, vol. XII, fasc. XXI, Roma, 1 novembre 1887), lo si percepisce anche nella piacevolezza della sua pittura, la cui influenza sarà tale tra colleghi veneti quali Ettore Tito, Alessandro Milesi, Pietro Fragiacomo, Luigi Nono da suscitare in essi il desiderio di proseguire nella divulgazione del realismo popolare veneziano contribuendo in qualche modo ad accrescere anche la sua fama e la sua memoria.

 

Mario Rossello’s famed collection of nineteenth-century Italian art certainly could not lack works by Giacomo Favretto who, along with Guglielmo Ciardi, had made a major contribution to relaunching a Venetian painting style that had been interrupted after the lavish vedute. For his collection Rosselli had wanted Venditore di uccelli (1880) which, together with Amor rustic that was shown at the exhibition of the Accademia di Brera in 1879 with the title L’amore tra i polli and entered the collections of the Province of Milan thanks to the drawing of purchases made by the Società per le Belle Arti. From the late 1870s to the early 1880s, the subject contributed to increasing the Venetian artist’s success thanks to his narrative skills. The bourgeois interiors – homes (I miei cari; La famiglia a tavola) and shops (La ricetta. Interno di farmacia) – he painted during the second half of the 1870s made way for shops with beaten earth floors, or improvised market stalls set up along the peeling walls of Venetian alleys. If the Venditore di uccelli is set in a stark interior enlivened by several figures including a man trying to woo one of the girls working in the shop, in our Bird-Seller the scene is outdoors, in a narrow street. Taking advantage of the summer sun, the young bird-seller has taken her wares out of the dark, damp shop; she is leaning against the building wall, surrounded by many differently sized and shaped wooden cages. The artist captured her looking at two cooing pigeons perched on an overturned tub among cages with canaries. Favretto’s 1882 painting L’imbeccata ai piccioni, from the collection of Giovanni Treccani degli Alfieri, is yet another confirmation of the artist’s interest in these birds that had beena subject of an anatomical study of their wingspans. That these paintings entered prestigious collections speaks to the constant popularity Favretto’s works enjoyed among enthusiasts of late nineteenth-century Italian painting. The picture offered here has been in the Delani (Turin) and Vittorio Duca (Milan) collections. The fact, mentioned by Camillo Boito upon the artist’s sudden death in 1887 at the age of thirty-eight, that Favretto was a person «without grudges, without envy, without ambitions, without stubbornness» (C. Boito, “La Mostra Nazionale di Belle Arti in Venezia”, in Nuova Antologia, Anno XXII, III serie, vol. XII, fasc. XXI, Roma, 1 November 1887), can also be perceived in the charm of his work whose influence on his Venetian colleagues such as Ettore Tito, Alessandro Milesi, Pietro Fragiacomo and Luigi Nono was so strong that it triggered their desire to continue on the path of Venetian folk realism, contributing to the growth of Favretto’s fame and preserving his memory.