OLD MASTER PAINTINGS

tue 26 November 2019
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Cornelis de Man

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Cornelis de Man

(Delft? 1621 – Delft 1706)

INTERNO DI CHIESA

olio su tavola, cm 61,5x73,5

firmato “CD Man f.” sulla base della colonna al centro (CDM legate in monogramma)

 

INTERIOR OF A CHURCH

oil on panel, cm 61,5x73,5

signed “CD Man f.” on the base of the  column in the centre (CDM in ligature)

 

Attivo a Delft a partire dal 1653 dopo un soggiorno in Italia ricordato dalle fonti ma privo di tracce nella sua produzione pittorica, Cornelis de Man praticò generi diversi, dal ritratto alla pittura di interno e alla scena di genere, sulla scia dei suoi più famosi concittadini, primi fra tutti Jan Vermeer e Pieter de Hooch.

L’esposizione dedicata ai maestri di Delft nel 1996 in cui era presente anche il nostro artista (Delft masters, Vermeer’s contemporaries: illusionism through the conquest of light and space. A cura di Michiel Kersten e altri) ha mostrato la propensione di quella scuola verso i principi della geometria e dell’ottica diretti alla creazione di scene di interno apparentemente realistiche e invece sapientemente costruite grazie all’uso della prospettiva e della luce riflessa.

Tra i possibili soggetti esaltati da questi principi, gli interni di chiesa furono protagonisti esclusivi per Emanuel de Witte (1617 – 1692) e Hendrick van Vliet (1611 – 1675) quest’ultimo, in particolare, diretto riferimento per Cornelis de Man, come ha potuto dimostrare Walter Liedtke (Architectural Painting in Delft, 1982, pp. 118-124, con un catalogo delle opere dell’artista).

Datati a partire dagli anni Sessanta e quasi sempre firmati col monogramma che compare anche nel nostro dipinto, gli interni di Cornelis de Man raffigurano la vecchia e la nuova chiesa di Delft e ne esaltano la fuga di colonne e i riflessi della luce sulle pareti bianche, in contrasto con il grigio austero dei rari monumenti funebri e del pavimento in pietra. Le sue composizioni propongono spesso un motivo centrale da cui si dipartono ad angolo due serie contrapposte di elementi architettonici in fuga prospettica. È appunto questo, assai più che la raffigurazione fedele del monumento, il vero motivo del dipinto, come nel caso dell’opera qui presentata, in cui convivono elementi tratti da entrambe le chiese di Delft rendendo difficile l’identificazione del luogo ritratto.