Jan Roos
(Anversa 1591 – Genova 1638)
ALLEGORIA DELLA CITTÀ DI GENOVA
olio su tela, cm 166x231
ALLEGORY OF THE CITY OF GENOA
oil in canvas, cm 166x231
Provenienza
Genova, Francesco Imperiale (inventario 1658); Firenze, collezione privata; Genova, collezione privata.
Bibliografia
A. Orlando, Il ruolo di Jan Roos. Un fiammingo nella Genova di primo Seicento, in “Nuovi Studi”, 2, 1996, pp. 35-57, fig. 56.
Van Dyck e i suoi amici. Fiamminghi a Genova 1600-1640, catalogo della mostra a cura di Anna Orlando, Genova 2018, p. 131, fig. 8.
La grande tela allegorica è stata convincentemente identificata con il “Munimenta libertatis di Giovanni Rosa” presente nell’elenco dei beni del patrizio genovese Francesco Imperiale datato 1658 (Orlando 1996, p. 48, nota 27) e posta in relazione all’invasione della Repubblica di Genova da parte delle truppe franco-piemontesi nel marzo del 1625, conclusa con una tregua nel 1626 e con la firma del trattato di pace nel 1634. La figura femminile che con la torcia nella sua mano destra si accinge a bruciare l’armatura giacente ai suoi piedi mentre offre in dono alla statua di Giano bifronte, mitico fondatore della città di Genova, un ramo di ulivo, altro non è che la personificazione della Pace, dipinta da Roos, insieme a un’allegra danza di putti che innalzano frutti, fiori e argenti, come augurio di una nuova fertile stagione per la Repubblica genovese, una volta allontanata la guerra con i Savoia, evidentemente su suggerimento del committente, a oggi non ancora identificato.
Assai vicina alla tela offerta è il grande Sileno ebbro noto in due versioni, una dei Musei di Strada Nuova di Genova e una in collezione privata (cfr. A. Orlando, I fiamminghi e la nascita della natura morta a Genova, in Pittura fiamminga in Liguria. Secoli XIV – XVII, a cura di P. Boccardo e C. Di Fabio, Cinisello Balsamo 1997, p. 278, fig. 120), composizione fatta risalire al terzo decennio quando preferenziale è il rapporto del Roos con Anton Van Dyck – a Genova tra il 1621 e il 1627 - accanto al quale la sua mano è stata più volte riconosciuta per l’esecuzione di stupendi brani di natura morta.
La frequenza del suo nome negli inventari antichi testimonia la sua assidua frequentazione con la committenza e la collaborazione anche con altri importanti artisti genovesi quali Giovanni Benedetto Castiglione.
La recente mostra dedicata all’attività genovese di Van Dyck e di altri importanti pittori fiamminghi nella prima metà del Seicento (Van Dyck e i suoi amici. Fiamminghi a Genova 1600-1640, Genova, Palazzo della Meridiana, 9 febbraio – 10 giugno 2018, a cura di Anna Orlando) ha reso finalmente noto al grande pubblico l’abilità di Jan Roos nel dipingere “naturalissimi i frutti, e con tenerezza i fiori” come afferma lo storiografo seicentesco Raffaele Soprani e come la nostra tela conferma.