Scuola lombarda, sec. XVI
RITRATTO DI GIURISTA
olio su tela, cm 97x76
iscritto a destra “A.o 1569/AETATIS . SUAE. 63”
Lombard school, 16th century
PORTRAIT OF A JURIST
oil on canvas, cm 97x76
inscribed “A.o 1569/AETATIS . SUAE. 63” upper right
Il personaggio qui raffigurato, la cui identità potrebbe essere precisata da studi araldici che ne individuassero il blasone raffigurato in alto a destra, si caratterizza per la sua professione grazie al volume aperto sul tavolo e che la scritta sul taglio delle pagine identifica come il Tractatus de Maleficiis di Angelo Gambiglioni (Arezzo, fine XIV sec. – Bologna, 1461). Pubblicato nel 1438 a Bologna, dove l’autore insegnò tra il 1431 e il 1445 circa, il Tractatus divenne la più popolare e diffusa trattazione di diritto e procedura penale del suo tempo. Destinato alla teoria e alla pratica della professione giuridica, godette infatti nel Cinquecento di numerose edizioni, oltre a diciotto versioni manoscritte e numerosi incunaboli.
Tra i volumi presenti sulla mensola a sinistra si riconosce altresì un’opera di “Paris De Puteo”, ovvero il giurista napoletano Paride Del Pozzo (1411-1493), allievo del Gambiglioni presso lo Studio bolognese e poi consigliere di Ferrante d’Aragona e Giudice della Vicaria dal 1473. Tra le sue numerose opere, il De Syndicatu, composto fra il 1473 e il 1485 fu molto diffuso anche in Lombardia, con due edizioni a Pavia nel 1493 e nel 1495 seguite da numerose ristampe cinquecentesche. È quindi probabile che sia proprio questo il volume raffigurato nel nostro dipinto.
In verticale, accanto a un volumetto intitolato Officium si riconosce infine un’opera di Giulio Claro (Alessandria 1525-1575), forse la Practica Civilis atque Criminalis, che raccoglieva le principali fattispecie criminali e civili.
Riconducibile all’area lombarda per l’intenso realismo che caratterizza il suo protagonista, il ritratto presenta punti di contatto con opere della scuola bergamasca. A questo proposito, Giuliano Briganti aveva suggerito oralmente il confronto con il ritratto del musicista Gasparo de Albertis, eseguito nel 1547 da Giuseppe De Belli (Bergamo 1520 – 1580) conservato all’Accademia Carrara (cfr. I Pittori Bergamaschi. Il Cinquecento, II, Bergamo 1976, pp. 101-107). Rispetto a quest’ultimo, strettamente lottesco nella presentazione frontale del soggetto, il nostro dipinto si mostra più attento ai modelli bolognesi di Bartolomeo Passerotti.