Francesco Camarda
(Palermo 1886 - 1962)
SCENA BACCHICA
olio su tela, cm 192x171, senza cornice
firmato in basso a destra
retro: titolato
BACCHIC SCENE
oil on canvas, 192x171 cm, unframed
signed lower right
on the reverse: titled
Camarda è il pittore del nudo. Mi pare che una volta qualcuno gli abbia domandato perché egli non abbia mai dipinta una figura vestita. “E’ troppo facile”, rispose Camarda.
E in questa sua semplice risposta è l’artista, è tutto Camarda. Con quella ansia sua di voler penetrare il segreto della carne, con quella sua festosità che esplode in lirismi cromatici, con quella sua esuberanza che egli non sa trattenere quando parla con voi e allorché dipinge, gli trasuda dai pori, nella gioia, nella creazione, nella voluttuosa dolcezza di sentir nascere sotto l’agile tocco dei suoi pennelli le sue creature di vita, d’amore, di desiderio. Quella sua maniera di dipingere a pennellate semplici, larghe, decise, quella sua preoccupazione di dare volume alle masse e di costruire i suoi personaggi nell’ambiente, quella sua composta e sostenuta sobrietà di mezzi per cui la gioia del colore nasce nei suoi quadri da un eccessivo impiego di tonalità, ma da una luce interiore che anima tutte le sue figure, conferiscono ad ogni sua pittura una nota personalissima, per cui un Camarda si distingue tra mille altre opere. E se altro non si volesse a questo artista, ciò basterebbe a creargli una superiorità indiscutibile, perché essere originale è di pochi, essere se stesso è di pochissimi. Un quadro di Camarda è una sinfonia di colori. I suoi bianchi d’uno splendore abbagliante, quei suoi bianchi che risultano dalla fusione d’infiniti semitoni, i suoi gialli violenti, i suoi rosa carichi, i suoi azzurri splendenti, compongono una strofa lucida, armoniosa, polita, che si offre a voi con una musicalità che nasce da innumerevoli elementi. Essa è nella serica trasparenza della carne, sotto la quale indovinate le vene e le giunture sanguigne: si leva come un canto di gioia, da un volto proteso verso il sole del quale riflette tutta la calda luminosità: e nel paesaggio, elemento indispensabile per dare volume ai nudi di Camarda: è dovunque sia passato il tocco vivificatore del pennello di questo artista prodigiosamente vivo e vitale.
Ricordo di alcuni nudi, sui quali si ha l’impressione di poter seguire il processo di respirazione.[…] Ecco la sua ispirazione attingere alle sorgenti di un mondo più sano, ove soltanto vibri la gioia di vivere, ove chiaramente si riveli il desiderio di esaltare la gioventù e la bellezza nella forma che più si addice a questi valori eterni ed indistruttibili. Quello che più colpisce in Camarda è quel suo modo plastico e reale di vedere ogni cosa, per cui le sue figure acquistano la loro dimensione, il loro volume, starei per dire, la loro evidenza fisica nello spazio e la sua sensibilità gli consiglia la via giusta, nel lasciare le opere in quella apparente incompiutezza. I quadri di Camarda assumono un rilievo e una potenza di espressione che un più accurato e lezioso impasto di colori comprometterebbe sicuramente.
Vittorio Ricciuti, L’ora, 5 giugno 1938