FIGURA FEMMINILE CON ABITO CERIMONIALE
ROMA, I SECOLO d.C.
Grande statua femminile ammantata, in marmo bianco a cristalli di medie dimensioni. La figura, stante, gravita sulla gamba destra mentre la sinistra è lievemente flessa. Il braccio destro è piegato e si conserva fino all’avambraccio, il sinistro è invece abbandonato lungo il fianco.
La donna è vestita da una lunga tunica fittamente pieghettata, che giunge fino ai piedi, nascondendo i piedi originariamente lavorati a parte. Su questa veste è un ampio e sottile manto che avvolge tutta la figura raccogliendosi intorno al braccio destro e ricadendo dietro alla spalla sinistra. Le pieghe della veste e quelle del mantello seppur piuttosto profonde sono state lavorate a scalpello. La testa doveva originariamente essere lavorata a parte e poi inserita nell’alloggiamento conservato. La statua si presenta su di una base modanata in marmo. Altezza totale 159 cm; altezza basa 8-8,5 cm; largh. 60 cm; profondità 33 cm.
Questa importante statua rientra in un tipo di origine orientale, che Andreas Linfert riteneva originario di Efeso - A. Linfert, Kunstzentren hellenisticher Zeit. Studien an weiblichen Gewandfiguren , Wiesbaden 1976, pp. 58-59. Il tipo di veste, non comune ma comunque attestato in certo numero di esemplari, è cerimoniale ed è stato associato a quello della nova nupta, la giovane sposa. Trova confronti con alcune figure ammantate che compaiono lungo il fregio meridionale dell’Ara Pacis e in una scultura, la c.d. Sulpicia Platorina al Museo Nazionale Romano-Terme di Diocleziano - F. Taglietti, Statua femminile iconica, cd.Sulpicia Platorina, in A. Giuliano (a cura di), Museo Nazionale Romano, Le Sculture 1.8, Roma 1985, pp. 510-512. Quest’ultima statua è vicinissima per posizione del corpo e della veste, si differenzia solo per la posizione speculare delle braccia (sinistra piegata e destra allungata). Sulla base dei confronti e dell’uso di scalpello nella resa del panneggio si può proporre una datazione della statua nel I secolo d.C.
Questa scultura non si distingue però solo per il pregio formale, ma anche per la storia collezionistica. Proveniva infatti dall’arredo scultoreo di Villa Pianciani presso Spoleto, opera giovanile di Giuseppe Valadier, uno dei più importanti architetti neoclassici, edificata alla fine del XVIII secolo. Pervenuta poi nella collezione privata del pittore Emidio Vangelli a causa della vendita dei monumenti provenienti da questo complesso, fu poi da lui ceduta nel 1927. Due lastre su vetro, documentano lo stato originario della scultura prima dello smontaggio, probabilmente realizzato proprio negli anni ’20 delle integrazioni neoclassiche, fra cui una testa di gusto archeologico.
Provenienza
Villa Pianciani, Spoleto (dalla fine XVIII secolo)
Collezione di Emidio Vangelli (1871-1949), lettera soprintendente Museo Nazionale Romano XII.S4 prot 2242, part 1177 del 13 ottobre 1926.
Collezione Ing. Ugo Simonetti, Roma (acquisto 1927)
Collezione privata (acquisto 3 novembre 1970).
Scultura dichiarata di interesse archeologico particolarmente importante (Direzione Regionale per i Beni Culturali del Lazio, 3 ottobre 2013)