Giuseppe Casolani
(Siena, 1633 - 1670)
SANTA MARGHERITA DA CORTONA IN ADORAZIONE DEL CROCIFISSO
olio su tela, cm 58.5x72.5
SAINT MARGARET FROM CORTONA IN ADORATION OF THE CRUCIFIX
oil on canvas, cm 58.5x72.5
L'opera è corredata da expertise di Marco Ciampolini del 9 luglio 2019 che qui riportiamo integralmente: l'opera raffigura Santa Margherita da Cortona, con il consueto abito da terziaria francescana e il fedele cane, mentre adora il Crocifisso mostratole da un angelo. La scena iconograficamente si leha a un disperso dipinto di Pietro da Cortona, noto attraverso in'incisione di Giuseppe Testana (ante 1667), dove però i personaggi sono a figura intera e il Crocifisso non è presentato da un angelo, ma posto su di un altare (Riccardo Spinelli, in Margherita da Cortona. Storia emblematica di devozione narrata per testi e immagini, a cura di Laura Corti e Riccardo Spinelli, Milano, Electa, 1998, pp. 201-204, cat. 10.1). Non sono note invece altre raffigurazioni con il Crocifisso portato alla santa da un angelo. Il culto di Margherita da Cortona si diffuse immediatamente dopo la morte della santa (1297), come dimostra l'anonima tavola cuspidata con Margherita contornata da storie della sua vita del Museo Diocesano di Cortona, ma ebbe un'impennata dopo che innocenzo X Pamphili (17 marzo 1653) ne approvò il culto. Un atto che conseguentemente provocò un fermento iconografico a cui appartiene anche l'opera in oggetto. Osserviamo, infatti, che l'opera è condotta con una materia pastosa e pittorica, tipica della pittura neoveneta degli anni Cinquanta e Sessanta del Seicento. Ciononostante la composizione, con la languida Santa in profilo tagliente assistita da un soavissimo angelo, porta il ricordo di modelli più antichi, segnatamente della tradizione di primo Seicento, in particolare della scuola senese.
Si veda, ad esempio, il confronto con Gesù che Santa Caterina da Siena (olio su tela, cm 89x116,5, Siena, Collezione Marco Bernardi), di Alessandro Casolani (Mensano, Casole d'Elsa, 1552 - Siena, 1607) operta databile nei primissimi anni del Seicento (Marco Ciapolini, Pittori Senesi del Seicento, Siena Nuova Immagine Editrice, 2010, p.109, tav. 72 col.) Un'opera, quest'ultima, della quale la tela in oggetto sembra quasi una riedizione, emendata di tutte le asprezze, lineari e formali, per esere proiettata in un mondo illibato, dominato da una diafana luce divina. È chiaro che il passaggio a questa fase è avvenuto attraverso l'assimilazione dei modelli di Francesco Rustici, detto il Rustichino, (Siena, 1594 - 1626), la figura di punta della bottega dei Casolani nel decennio 1615 - 1626, come rivela il paragone, con opere della maturità del Rustichino.
Eppure qui la struggente dolcezza del Rustici è resa attraverso l'angelica natura passionale della pittura barrocca, che per Siena significa attraverso la lezione di Raffaello Vanni (Siena, 1595 - 1673), il paladino di quella corrente in città. I pastosi panneggi, la materia sofficie, sono imputabili a un'attenta lettura della produzione di quel maestro nel suo periodo più cortonesco, vale a dire nel settimo decennio del XVII.
Si tratta quindi di un pittore uscito dalla bottega del Casolani e dei Rustici, attivo nei primi decenni della seconda metà del Seicento. Questa bottega a gestione famigliare (i Casolani e i Rustici erano parenti) alla metà del Seicento era retta da Ilario Casolani, figlio di Alessandro e cugino del Rustichino. Questo pittore, morìnel 1661 e restò sempre ancorato ad un linguaggio aderente ai modi classici e caravaggeschi del cugino.