Antonio Mancini
(Roma 1852 - 1930)
TESTA DI BIMBO SORRIDENTE
olio su tela, cm 50x62
firmato in basso a destra
HEAD OF SMILING BOY
oil on canvas, 50x62 cm
signed lower right
Provenienza:
Samuel van Houten,L'Aja
Collezione Z. Pisa, Milano
Collezione privata
Esposizioni:
Catalogus Teetoonstelling van Schilderijen en Pastels door Antonio Mancini, Den Haag, luglio-agosto 1902; Raccolta Z. Pisa, Milano, Galleria Pesaro, 1934; Oggetti d'arte antica e moderna, quadri di grandi maestri dell'800, vendita all'asta nelle sale pubbliche dell'Excelsior Supercinema, Palermo, Galleria Giosi, Napoli, 1934
Bibliografia:
Mancini II in Pulchri Studio, in "De Kroniek", 8, 1902, p. 264; Catalogus Teetoonstelling van Schilderijen en Pastels door Antonio Mancini, Den Haag, luglio-agosto 1902, n.8; Raccolta Z. Pisa, Galleria Pesaro, Milano 1934, n. 122, Tav. LXXII; Galleria Giosi, Oggetti d'arte antica e moderna, quadri di grandi maestri dell'800, vendita all'asta nelle sale pubbliche dell'Excelsior Supercinema, Palermo, Napoli, 1934, ripr. tav. XVI; A. Schettini, Mancini, Napoli 1953, p. 234; H. Pennock, Antonio Mancini en zijn relatie met Nederland, Utrecht, settembre 1985, p. 106, n 44 (cita In het atelier); C. Virno, Antonio Mancini Catalogo ragionato dell'opera, Roma 2019 vol. I n. 347. pag. 246
A metà degli anni Ottanta, dopo i successi parigini e le serie difficoltà di salute legate al suo fragile stato di salute mentale che lo avevano costretto a un ricovero a Napoli, troviamo Antonio Mancini ospite dai cugini Ruggeri a Roma, la città in cui era nato trent’anni prima quasi per sbaglio. Presto infatti la sua famiglia era tornata a Narni, in Umbria, dove Antonio aveva frequentato spesso gli spazi del brefotrofio di cui era priora la zia Chiara Ruggeri, sorella di Andrea e Noemi i cui figli Agrippina, Telemaco e Alfredo sarebbero stati più volte ritratti dal pittore nel periodo romano. Ed è proprio di Telemaco Ruggeri questa piacevole effige, che vede il bambino dal viso aperto e sereno, contornato da una capigliatura scura come quegli occhi vispi dallo sguardo intenso, ritratto in un ambiente luminoso tra fiori e edera. Telemaco indossa una camiciola nera, la stessa che troviamo nel coevo Telemaco con un mazzo di fiori proveniente dalla raccolta Tabacchi di Napoli, passata in asta alla Galleria Dedalo di Milano nel 1934 (Virno, n. 346).
Il nostro dipinto è stato realizzato nel momento in cui Mancini inizia a inviare con regolarità i suoi lavori a Hendrick W. Mesdag, il collezionista olandese che tanto sosterrà l’arte manciniana. La pennellata sciolta e abile segue il tradizionale procedimento pittorico precedente, quindi, all’utilizzo della graticola di cui l’artista si avvarrà per dipingere magistrali ritratti come quello della signora Hirsch e della signora Pantaleone.
Nel catalogo ragionato dell’artista, Cinzia Virno identifica quest’opera con In het atelier, apparsa al Pulchri Studio de L’Aja nel 1902 come proprietà di Samuel van Houten, cognato di Mesdag, ed elogiata in quell’occasione dalla rivista “De Kroniek” per la piacevolezza della testina sorridente inondata di luce e di colori floreali. Il quadro è poi entrato nella raccolta dei banchieri Pisa e Della Torre, famiglia di noti collezionisti milanesi e sostenitori della pittura ottocentesca che nel 1934 hanno alienato la loro collezione all’asta Zaccaria Pisa presso la galleria Pesaro assieme ad alcune opere appartenenti al celebre imprenditore Riccardo Gualino.