MASSIMO CAMPIGLI
(Berlin 1895 - Saint-Tropez 1971)
Teatro d'Arte Drammatica
1940
olio su tela
cm 60x80
firmato in basso a destra
Dramatic Art Theater
1940
oil on canvas
60x80 cm
signed lower right
Provenienza
Torino, Galleria La Bussola ( n. 60682)
Milano, Finarte (29/5/1973)
Bibliografia
Bolaffi, 1974, ripr. p. 54
Galleria D'Arte La Bussola, Maestri della Pittura Contemporanea, 1960, Torino (depliant con
elenco opere)
Campigli, Catalogue raisonné, a cura di Archivi Campigli Siant-Tropez, Nicola Campigli, Eva
Weiss e Marcus Weiss, edito nel 2013, da Silvana Editoriale, Galleria Tega, Archivi Massimo
Campigli, Volume II, p. 501 n. 40-004 ill.b/n.
Esposizioni
Galleria D'Arte La Bussola, Maestri della Pittura Contemporanea, dal 17 dicembre 1960,
Torino (depliant con elenco opere)
Milano, Finarte, 29 maggio 1973, lotto 87, ripr.
Campigli
“ Fra la sconfinata moltitudine dei pittori che vivono e operano a Parigi ( operare può anche voler dire imbrattare tele) quelli che hanno una personalità ben definita, che si riconoscono di primo acchito, che non seguono la moda, ma si sforzano di esprimere “un loro mondo” non sono poi tanti. Fra essi è da porsi un italiano: Massimo Campigli. È un pittore nuovo nel vero senso, un autodidatta: alla pittura giunse attraverso le ricerche spirituali. La sua arte perciò è viva: attinge a succhi che hanno la loro origine del travaglio dello spirito”. Filippo De Pisis
Nella pittura di Campigli convergono le tendenze costruttive e decorative dell’Ecole de Paris quale era negli anni della sua stessa formazione e l’aspirazione a una semplicità primordiale d’ispirazione etrusca prima, cretese poi e ormai sempre più libera dalle influenze. Il pittore bada a comporre il suo quadro con criteri d’armonia geometrica. È portato a fare certe forme a 8 e a X che poi prendono l’aspetto di donnine stilizzate dalle sottane triangolari e la vita strettissima e di teste dall’espressione attonita che costituiscono tutto un mondo lontano dalla vita e fuori dal tempo.
Carlo Cardazzo - Massimo Campigli Sala Napoleonica del Museo Correr. Un Cavallino come logo - Giovanni Bianchi Edizione Cavallino Venezia pag. 77.
L’opera qui proposta della serie dei “Teatri” dipinti dove solitamente il mosaico di figure composte nello spazio pittorico si presenta con la classica composizione di immagini statiche, mentre nel dipinto in questione le donne non sono raffinatamente composte nella loro eleganza statutaria. In questa particolarissima opera di Campigli le donne sembrano animarsi esprimendo sentimenti attraverso le movenze del corpo. L’immagine nel suo insieme ha una struttura monumentale che ci rimanda a una possibile versione statutaria. L’opera è del 1940, siamo in piena seconda guerra Mondiale, la scena creata ci rimanda a un momento tragico, donne che piangono e si disperano, la guerra sta portando via gli affetti, sta distruggendo vite e città intere lasciando solo morti e povertà. Sono gli anni che Campigli passa tra Venezia e Milano, anni delle grandi commissioni pubbliche: nel 1939 affresca l’atrio del Liviano( 250 metri quadrati di opera murale) sede della Facoltà di Lettere e Filosofia di Padova, grazie anche a Gio Ponti, caro amico, e all’aiuto della seconda moglie, la scultrice Giuditta Scalini, che lo aiutò nella realizzazione del grande murales. E la qui opera, soggetto della nostra analisi, è la sintesi perfetta dello stile, del contesto storico che l’Europa sta vivendo e del pensiero artistico del pittore, superando così l’illusione che molti artisti, compreso Campigli avevano del Fascismo.