Jacopo di Silvestro (Jacopo da Verona)
(Verona, 1355 – tra il 1442 e il 1443)
MADONNA DELL’UMILTÀ, SANTI, CROCEFISSIONE E ANNUNCIAZIONE
tempera e oro su tavola, cm 51x131
Bibliografia di riferimento
M. L. Massini, Jacopo da Verona, ad vocem, in Dizionario biografico Treccani, vol. 62, Roma 2004.
F. Piccoli, Jacopo di Silvestro (Jacopo da Verona), ad vocem, in Altichiero e la pittura a Verona nella tarda età scaligera, a cura di F. Piccoli, Verona 2010, p. 170;
F. Piccoli, I Carraresi e le pitture perdute nei palazzi scaligeri di Verona: propaganda dinastica, repertori decorativi e botteghe di pittori di corte all’alba del XV secolo, in “Verona illustrata” 2019, 32, pp. 17-22.
Identificato quasi concordemente con Jacopo da Santa Cecilia, nato e residente a Verona nell’omonima contrada – da cui il nome con il quale è ricordato nei documenti - Jacopo da Verona fu membro di una famiglia che si tramandava di padre in figlio la professione, e proseguì la sua formazione confrontandosi con l’operato dei protagonisti del rinnovamento della pittura veronese nel secondo Trecento, come Altichiero, Turone di Maxio e Giusto de’ Menabuoi.
Nel 1397 è documentato a Padova dove firma il ciclo ad affresco con la Vita di Maria nella cappella Bovi di San Michele Arcangelo (cfr. T. Ertel, Padua Regis Civita. Identität und Gedächtnis um 1400 im Oratorio di San Michele Arcangelo. Eine Fallstudie zum frühen Porträt, Weimar 2013, pp. 117-125, con bibliografia precedente), dimostrando grande vicinanza al linguaggio figurativo di Altichiero.
È stata ipotizzata una collaborazione di Jacopo da Verona con quest’ultimo nei cantieri padovani della cappella di San Giacomo e dell’Oratorio di San Giorgio: dopo la morte del maestro avvenuta entro il 1393, il giovane pittore veronese avrebbe pertanto continuato la sua attività a Padova ricevendo commissioni da parte delle élite cittadine tra cui quella di Pietro Bovi, ufficiale della zecca carrarese, per la sua cappella. Negli stessi anni, Jacopo lavora probabilmente anche per gli stessi Carraresi, i signori di Padova: gli sono state attribuite infatti le pitture nella vicina chiesa di San Michele oggi scomparsa (Piccoli 2019, p. 20).
Le figure dai volumi solidi e compatti del raro esemplare di piccolo dossale tardogotico qui presentato rimandano al neogiottismo padano di matrice altichieresca, trovando calzanti confronti proprio negli affreschi di Jacopo da Verona menzionati, unica sua opera certa, come suggerito da Andrea De Marchi in una comunicazione orale riportata nella relazione storico artistica allegata al documento di notifica.
Si vedano in particolare i panneggi fitti e schematici e le tipologie dei volti che accomunano le figure della nostra tavola a quella della Madonna nella scena dell’Annunciazione e all’angelo nella Ascensione degli affreschi padovani (figg. 1-2).
Allo stato attuale degli studi, l’opera offerta, caratterizzata da struttura a trittico rigido, ovvero con una tripartizione dipinta, ampiamente utilizzata dagli artisti lagunari della seconda metà del Trecento, costituisce un’importante aggiunta all’ esiguo catalogo di Jacopo da Verona.
Costituiscono ulteriori elementi di originalità e rarità l’asimmetria della composizione e la precoce adozione del tema iconografico del Bambino addormentato in grembo alla Vergine, prefigurazione della Passione, tema che incontrerà una certa fortuna nell’arte rinascimentale dell’Italia settentrionale.
Opera dichiarata di interesse particolarmente importante dal Ministero per i beni e le attività culturali, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato il 23 agosto 2013 (prot. N. 16618).
The Italian Soprintendenza considers this lot to be a work of national importance and requires it to remain in Italy; it cannot therefore be exported from Italy.