Modern and Contemporary Art

Florence, 
wed 20 January 2021
Live auction 1018
58

Maria Lai ©  
(Ulassai, 1919 - Cardedu, 2013)

MARIA LAI

€ 50.000 / 80.000
Estimate
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MARIA LAI

(Ulassai 1919 - Cardedu 2013)

Geografia

1986

tela grezza con cuciture a macchina

cm 98x94x0,5

copricapo per la performance "Col ciel la terra"

l'opera è ricamata al retro

opera non firmata

 

Geography

1986

rough canvas with machine stitching

98x94x0.5 cm

hat for the performance "Col ciel la terra"

on the reverse embroidered

the work is not signed

 

L'opera è accompagnata da autentica rilasciata dall'Archivio Maria Lai il 20/03/2018 con il numero AA040/18.

Nell'autentica è erroneamente iscritta la data del 1987; conferma della datazione e dell'avvenuto errore da parte dell'archivio Maria Lai.

 

“Cerco spazi cosmici, cieli, spazi lontanissimi però tattili. Gli spazi che cerco non sono tanto in una superficie, quanto al di là di essa...Le mappe astrali rispondevano all'esigenza di un rapporto con l'infinito, di una dilatazione e proiezione sulla lontananza...Sono un invito al viaggio”

M. Lai

Un invito al viaggio, un’esortazione ad indossare un copricapo da mago di tela grezza, rappresentante un biglietto di sola andata con destinazione incerta attraverso un cammino purificatorio in bilico tra il cielo e la terra. Questo il dono che nel 1986 Maria Lai cuciva ed offriva ai visitatori dello Studio Tommaseo di Trieste, mentre, in occasione della sua performance Col Ciel la Terra, in un’atmosfera intensamente spirituale, ricreava una sorta di processione dei Re Magi. 
A completare il suggestivo allestimento degli spazi si trovavano anche le sue caratteristiche sculture di pane, con gli angeli incastonati nei libri e il Presepe posto al centro ad accogliere gli ospiti, mentre le pareti erano tappezzate di poesie natalizie seicentesche incorniciate da raggiere ricamate con diversi colori. Il copricapo proposto, facente parte della serie di lavori definiti Geografie, rientra in quel filone narrativo degli anni Ottanta, che raffigura pianeti, mappe e costellazioni immaginarie e che testimonia come le Cosmicomiche e Le città invisibili di Calvino abbiano stimolato l’animo poetico che la Lai era solita includere in ogni sua composizione.

Sono custoditi in questa semplice tela ricamata tutti i temi cari all’artista sarda. A partire dai materiali scelti, prettamente effimeri e femminili, come la stoffa e il filo, ovvero il mezzo prediletto per legare indissolubilmente elementi distanti tra loro. Lavori quindi essenzialmente polimaterici, in perfetto dialogo con le tele delle personalità che la ispiravano e che al col tempo la adombravano: Manzoni e Pascali. La Lai, unica pittrice donna in un mondo tipicamente maschile, conobbe infatti un periodo di dieci anni di profonda crisi artistica, durante il quale si ritirò dalla scena, presa dallo sconforto di dover continuamente lottare con i suoi compagni di strada per riuscire ad ottenere il giusto riconoscimento.

Fortunatamente non demorse mai e si dedicò invece alla maturazione delle tematiche che più la stimolavano. Come il potenziale relazionale dell’arte, in grado di unire e conciliare gli abitanti di un intero paese, o come la memoria storica delle sue terre di origine, che, grazie allo scrittore Giuseppe Dessì ebbe modo di riscoprire e approfondire tramite lo studio dei miti e delle leggende. Come, infine, l’importanza del lavoro manuale e della tradizione artigianale, contenuti che scortarono l’artista fin da suoi primi anni di vita, quando trascorreva le sue giornate ad osservare la nonna rammendare le lenzuola e ad immaginarsi storie fantastiche celate tra i ricami.
Con questo sguardo ludico, quasi infantile di un’artista-bambina, la Lai si definiva “una capretta ansiosa di precipizi” e incoraggiava chiunque lo desiderasse ad accompagnarla, attraverso porzioni di cielo e di spazio, ad affacciarsi sull’infinito.