TONDINO, URBINO, 1530 CIRCA
in maiolica decorata in piena policromia, cavetto profondo e larga tesa piana con orlo arrotondato, poggiante su un piede ad anello basso appena concavo; al verso tre fasce incise verso il bordo e decorazione assente. L’ornato, che interessa l’intera superficie del fronte, vede al centro una roccia alta, complessa, con balze erbose e un arbusto spoglio, a dividere la composizione e i personaggi che la animano: a sinistra santa Cecilia in preghiera nel momento del primo martirio, immersa in un calderone bollente, e ai suoi piedi un giovane inginocchiato mentre alimenta il fuoco, a sinistra invece un personaggio più anziano porta una fascina di legna; sullo sfondo un paesaggio lacustre con un villaggio che appare tra lievi colline; le balze erbose su cui poggia la scena hanno limiti arrotondati e sono sottolineate da toni di verde differenti, tocchi sottili di bruno manganese e tocchi di lumeggiature di stagno, mentre a destra dalle zolle emergono due gruppo di alberelli dal fusto scuro con chiome fitte. Lo stile pittorico fermo e deciso denuncia la mano di un pittore capace. I personaggi, almeno la santa e il suo aguzzino, derivano da un’incisione di Marcantonio Raimondi (Bartsch, XIV, p. 105 n. 117/A). Il piatto, che per il momento non può essere attribuito ad un pittore certo, presenta caratteristiche pittoriche e stilistiche che lo portano verso una datazione ancora precoce, attorno agli anni trenta del Cinquecento. Le caratteristiche del paesaggio e lo stile delle figure denunciano infatti una vicinanza dell’opera a esemplari prodotti dalle botteghe urbinati del periodo, ed in particolare alcune caratteristiche ci ricordano le collaborazioni figurative del Servizio Leonardi della bottega di Nicola di Urbino, senza escludere la possibile la realizzazione del piatto proprio da parte delle abili maestranze ivi presenti, con la loro formazione culturale fortemente raffaellesca, che si esprimeva proprio attraverso l’elaborazione di tematiche derivate dalle stampe ed incisioni presenti nelle botteghe maiolicare. È ormai assodato inoltre come la collaborazione nella bottega tra Nicola e Xanto Avelli avesse portato alla formazione di diversi ceramisti, che porterà alla produzione di opere di grande qualità del Ducato. Tra i confronti con opere di eccezionale portata l’esempio più alto è il piatto con il Martirio di Santa Cecilia, ispirato a Raffaello, del Museo del Bargello, segnato al retro con un monogramma anagrammato N[I]CHOL[A] e la scritta L’Historia de Sancta Cicilia la qualle/e Fata in botega di guido da castello durante/ In UrBino 1528; diam. cm 20,5, diam. piede cm 4,8, alt. cm 3
AN URBINO PLATE (TONDINO), CIRCA 1530
Bibliografia di confronto
J.V.G. Mallet, In botega de Maestro Guido Durantino in Urbino, in “The Burlington Magazine”, CXXIX/1010 (May), 1987, pp. 284-298;
J.V.G. Mallet, Nicola da Urbino and Francesco Xanto Avelli, in “Faenza”, XCIII, 2007, 4-6, pp. 199-250;
C. Giardini, Maioliche del servizio Leonardi. Conferme ed aggiunte, in “La ceramica nello scaffale”, a cura di C. Giardini e C. Paolinelli, Fano 2018, pp. 91-106