Giovanni Carnovali (detto Il Piccio)
(Montegrino Valtravaglia 1804 - Coltaro di Sissa 1874)
RINALDO E ARMIDA
olio su tela, cm 55x75
RINALDO AND ARMIDA
oil on canvas, 55x75 cm
Esposizioni
Esposizione postuma delle opere di Giovanni Carnovali detto il "Piccio", Milano, Palazzo della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, 1909
Bibliografia
Esposizione postuma delle opere di Giovanni Carnovali detto il "Piccio", catalogo della mostra (Milano, Palazzo della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, 1909), Milano 1909, p. 41 n. 150
C. Caversazzi, Giovanni Carnovali detto il Piccio, Bergamo 1933, tav. CXXIV
Il tema di Rinaldo e Armida fu tra i favoriti del Piccio, appassionato lettore della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso. A questo proposito si ricorda un episodio accaduto durante il viaggio a Roma, quando l’artista, accompagnato dal pittore Federico Faruffini, fu arrestato per il possesso di una copia del poema tassesco: infatti, come i due giunsero al confine pontificio “svegliarono i sospetti dei doganieri del papa, più pronti a fiutar liberali che tabacco di contrabbando. E i sospetti s’accrebbero quando nel frugar loro indosso i doganieri rinvennero un esemplare della Gerusalemme Liberata. Quell’aggettivo liberata mise sossopra la dogana e la polizia del luogo. Il libro fu sequestrato, arrestati i due viaggiatori e trattenuti in caserma, finché riferito il grave e ridicolo caso all’autorità centrale, scesero dall’alto istruzioni di lasciarli proseguire per Roma”.
Del tema il pittore diede più versioni, differenti nella composizione ma sempre incentrate sul motivo, per lui fondamentale, del rapporto uomo-natura. Con lo stesso soggetto segnaliamo infatti un disegno (fig. 1) e un dipinto a olio (fig. 2), entrambi in collezioni private bergamasche (Il Piccio e artisti bergamaschi del suo tempo, catalogo della mostra (Bergamo, Palazzo della Ragione, 14 settembre - 10 novembre 1974) a cura di F. Rossi e B. Lorenzelli, p. 82, nn. 55-56). Sono evidenti gli stretti rapporti con schemi di opere di Giambattista Tiepolo, conosciuti probabilmente tramite incisioni, soprattutto nel gruppo dei protagonisti che sembra desunto dalla tela tiepolesca di ugual soggetto ora nella Alte Pinakothek di Monaco, ma anche nella villa sullo sfondo a destra, anch’essa tipica del maestro veneziano.
Quest’opera riassume i termini del Romanticismo del Piccio: un atteggiamento sentimentale e pittorico, nutrito di reminiscenze colte e sostanziato di richiami alla pittura settecentesca.