Bernardino Nocchi
(Lucca,1741 – Roma,1812)
RITRATTO DEL CARDINALE GIANCARLO BANDI
olio su tela, cm 98,5x73,5
firmato e datato “BERNARDINUS NOCCHI LUCIENSIS AD ANNUM PINXIT MDCCLXXVI” sulla passamaneria della tenda
dedicato sulla lettera “All’Emo. Rmo Principe il Sig.re Cardinale Gian Carlo Bandi”
PORTRAIT OF CARDINAL GIANCARLO BANDI
oil on canvas, cm 98,5x73,5
signed and dated “BERNARDINUS NOCCHI LUCIENSIS AD ANNUM PINXIT MDCCLXXVI” on the curtain
dedicated on the letter “All’Emo. Rmo Principe il Sig.re Cardinale Gian Carlo Bandi”
Provenienza
eredi Nocchi
Bibliografia
R. Giovannelli, Nuovi contributi a Bernardino Nocchi, in “Labyrinthos” 7/8, 1985, pp. 120-21; p. 179, fig. 4; S. Rudolph, Il punto su Bernardino Nocchi, ibidem, pp. 207-8; p. 224; A. Nannini, “Bernardino Nocchi” in Dizionario Biografico degli Italiani, 2013
Documentato dalle lettere dell’artista al padre e dagli inventari manoscritti che elencano le opere di Bernardino Nocchi rimaste presso i suoi eredi, corredati da foto, questo dipinto costituisce un importante documento della produzione ritrattistica del pittore lucchese, particolarmente apprezzata dal clero e dall’aristocrazia nella Roma del tardo Settecento.
La dedica sulla lettera identifica il soggetto del ritratto nel cardinale Giovanni Carlo Bandi (Cesena 1709-Roma 1784), mentre la data del 1776 ne fissa l’esecuzione poco dopo la sua nomina – avvenuta nel concistoro dell’11 settembre del 1775 – e il conferimento del titolo di Santa Maria del Popolo, il 18 dicembre di quell’anno, ad opera del neo-eletto Pio VI Braschi, di cui il cardinale era lo zio e il mentore.
È appunto lo stemma di Pio VI, sebbene in forma semplificata, quello che compare sullo schienale della poltrona sormontato dal cappello cardinalizio; i suoi elementi ritornano, stilizzati, nel raffinatissimo ricamo d’argento che reca altresì la firma dell’artista e la data del quadro.
Sebbene piuttosto tradizionale nell’impostazione, il dipinto si distingue per un’intensa caratterizzazione del soggetto abbastanza rara nella ritrattistica contemporanea, come è evidente dal confronto con i ritratti del cardinale Bandi dipinti da Domenico Porta (Faenza, Pinacoteca Comunale; Roma, Museo di Roma a Palazzo Braschi), senz’altro più convenzionali.
Straordinaria è poi la resa delle vesti cardinalizie, e in particolare del raffinatissimo merletto che dalla mozzetta si allarga sull’abito del porporato, come del gallone ricamato in argento che, sul bordo della tenda, cela la firma del pittore.
Nelle lettere al padre del settembre e dicembre del 1776 rese note da Roberto Giovannelli, Bernardino Nocchi sottolinea appunto l’impegno di questo lavoro, il primo di tre ritratti del cardinale, tra cui uno in cui il Bandi appariva “in cappa magna, seduto ad un tavolo di pietra antica tutto storiato a figurine, e bassirilievi di metallo dorato”, su cui poggiava il busto di Pio VI, a sottolineare il legame col ritrattato.
Inizia così il lungo rapporto fra Bernardino Nocchi e la famiglia del papa regnante: dal 1779 l’artista sarà costantemente attivo per la corte vaticana, e nel 1793 dipingerà il ritratto equestre del duca Luigi Braschi Onesti, suo capolavoro nel genere.