Marco Palmezzano
(Forlì, 1459 – 1539)
CRISTO PORTACROCE
olio su tavola, cm 61x67
firmato e datato sul cartiglio sulla croce “Marchus palmezanus pictor foroliviensis facebat MCCCCCXX”
CHRIST CARRYING THE CROSS
oil on canvas, cm 61x67
signed and dated on a cartellino on the cross “Marchus palmezanus pictor foroliviensis facebat MCCCCCXX”
Come è stato più volte osservato, il tema del Cristo portacroce fu particolarmente diffuso in area romagnola tra Quattro e Cinquecento ad opera di artisti diversi, tra cui Francesco Zaganelli e Gerolamo Marchesi, trovando tuttavia la sua elaborazione più compiuta ed articolata ad opera di Marco Palmezzano.
La nostra tavola mostra appunto uno dei soggetti più famosi e richiesti del pittore forlivese, che a partire dai primi anni del Cinquecento elaborò questo tema proponendolo in composizioni variate solo nel numero dei personaggi e nello sfondo, unito o di paesaggio.
Circa venti esemplari, prodotti anche con il supporto di una ben organizzata bottega, sono infatti catalogati da Angelo Mazza (2001) in relazione alla versione presso la Cassa di Risparmio di Cesena, dopo che già nel 1954 Carlo Grigioni ne aveva classificato un buon numero, anche sulla base di citazioni bibliografiche e inventariali, distinguendone il soggetto, Cristo portacroce o Andata al Calvario, in base all’eventuale presenza di altri personaggi in aggiunta al Cristo dolente.
Il più antico esemplare noto sembra essere il Cristo di Berlino (Staatliche Museen, Gemäldegalerie, inv. 1129), datato del 1503 e ripetuto, ad esempio, nella tavola nel Monastero del Corpus Domini di Forlì che, datata del 1521, è del tutto coeva al nostro dipinto che ne riprende quasi senza varianti l’immagine del Redentore.
Tra le più note composizioni a tre figure in aggiunta al Cristo (identificate come Nicodemo e Giovanni d’Arimatea, oltre al “manigoldo” che lo trascina legato a una corda) ricordiamo la versione nella Pinacoteca Civica di Forlì, datata 1535, e caratterizzata dallo sfondo di paesaggio. Più frequente il fondo scuro, talvolta marmorizzato ma più spesso uniforme, che compare anche nella nostra versione, evidente richiamo a modelli veneziani di Giovanni Bellini che il Palmezzano potè conoscere in occasione del soggiorno nella città lagunare nel 1495.