Simone Pignoni
(Firenze, 1611 – 1698)
MADDALENA PENITENTE
olio su tela, cm 84x70
REPENTANT MARY MAGDALENE
oil on canvas, cm 84x70
Provenienza
Roma, collezione Mainoni Baldovinetti; Firenze, Lapiccirella (2001); Milano, Marco Voena (2002); collezione privata
Esposizioni
Pittura nella Firenze di Ferdinando II de’ Medici. Milano, Galleria Marco Voena, 2002
Bibliografia
G. Cantelli, Per Simone Pignoni, in “Antichità Viva” XIII, 1974, 2, pp. 25-26, fig. 13; G. Cantelli, Repertorio della pittura fiorentina del Seicento, Firenze 1983, fig. 621 (con didascalia riferita alla fig. 622, e viceversa); R. Maffeis, in Pittura nella Firenze di Ferdinando II de’ Medici. Catalogo della mostra, Torino 2002, pp. 26-27 e 44-45; R. Maffeis, Ritratto di Simone Pignoni, in “Proporzioni” V, 2004, p. 122, nota 61; F. Baldassari, Simone Pignoni (1611-1698), Torino 2008, p. 71, tav. XXIII; pp. 155-56, scheda 95; S. Bellesi, Catalogo dei Pittori Fiorentini del 600 e 700, Firenze 2009, I, p. 224.
Tra i soggetti favoriti di Simone Pignoni, il tema della Maddalena penitente fu certamente quello che più di ogni altro consentì all’artista fiorentino di esplorare, sulle orme del maestro Furini scomparso nel 1646, le valenze sensuali dei soggetti tratti dalle Scritture nelle loro protagoniste femminili.
Sollecitato dalla committenza privata a cui rivolse la maggior parte della sua produzione, lo propose infatti in diverse formulazioni a partire dalla splendida immagine eseguita per Vittoria della Rovere, ora alla Galleria Palatina. La nostra composizione, cui si riferisce uno studio per la figura intera ora agli Uffizi (G.D.S.U. 15603F) fu replicata ad esempio almeno tre volte in tele di simile formato che ne derivano (cfr. Baldassari 2008, cit., nn. 96, 96 a, 97).
Ne è stata proposta una datazione nell’ambito dell’ottavo decennio del Seicento, periodo che vide la massima affermazione del pittore fiorentino. La sua prevalente attività per la committenza privata, segnata da ben poche date certe e dunque ordinabile cronologicamente solo in base a criteri stilistici, si alternò comunque a quella, più ridotta, per chiese e confraternite fiorentine, documentata fra il 1642 e il 1682.