COPPIA DI STIPI, NAPOLI, INIZI SECOLO XVII
lastronati in palissandro con profili in ebano, applicazioni in bronzo dorato e intarsi in osso, lavorati in modo tale che uno stipo rappresenti il negativo dell'altro. Fronte scandito in tre corpi con al centro sportello di forma architettonica entro colonnine intarsiate a ramages alla base a sostenere finto balcone e poste a inquadrare al centro figura di soldato incisa in osso entro nicchia con timpano spezzato sormontata agli angoli superiori da motivo a vaso; parti laterali simmetriche, con un cassetto in alto e uno in basso, ciascuno ornato da duplice cornice rettangolare modanata a inquadrare ramages vegetali intervallati nella fascia centrale interna da due cassetti sormontati analogamente decorati affiancati da alto cassetto di linea architettonica a timpano triangolare sostenuto da paraste ornate a ramages vegetali e ornato al centro da riserva sagomata a inquadrare motivo a racemi; angoli superiori impreziositi da applicazioni in bronzo dorato realizzate a giorno a motivi vegetali stilizzati, sommità e fianchi decorati da riserve geometriche con maniglie in ferro battuto al centro dei fianchi, piedini in bronzo dorato a sfera schiacciata, cm 56,5x107x34,5; su basi ebanizzate non pertinenti, piano rettangolare con bordo a becco di civetta, fronte e lati sformellati su sostegni a balaustro riuniti da traverse sagomate con vaso centrale, cm 89,5x130x51 e cm 89,5x125,5x49
A PAIR OF NEAPOLITAN CABINETS, EARLY 17TH CENTURY
Questa coppia di stipi lastronati in ebano e decorati da intarsi in osso rientrano nella produzione artistica di arredi istoriati di area partenopea. L’affinità riscontrata con uno stipo napoletano che vede raffigurate alcune scene del Diluvio Universale, datato da Roberto Valeriani agli inizi del XVII secolo, ci spinge a contestualizzare quest’opera nel Regno delle due Sicilie, all’epoca del vicereame degli Asburgo di Spagna. Si tratta di oggetti che spesso venivano commissionati dai principi e re di tutta Europa, rintracciabili negli inventari delle loro raccolte, e che ritraevano scene dal mondo naturale così come soggetti storici e mitologici con intento didascalico. Queste produzioni artigianali erano il frutto di un lavoro congiunto fra lo “stipettaio” (ebanista) e l'incisore, artisti spesso giunti a Napoli anche da paesi nordici o delle Fiandre e che accanto alle maestranze locali erano attivi dalla seconda metà del Cinquecento a tutto il secolo successivo.