OLD MASTER PAINTINGS

tue 9 November 2021
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Pietro Longhi

€ 40.000 / 60.000
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Pietro Longhi

(Venezia, 1702 - 1785)

LA CONFESSIONE

olio su tela, cm 60x50

 

THE CONFESSION

oil on canvas, cm 60x50

 

Esposizioni

Milano, Galleria Carlo Orsi, Pietro Longhi. 24 dipinti da raccolte private. 7-21 Maggio 1993, n. 7.

 

Bibliografia

A. Ravà, Pietro Longhi, Firenze 1922, p. 91, ill.; V. Moschini, Pietro Longhi, Milano 1956, p. 68, tav. 248; Pietro Longhi. 24 dipinti da raccolte private. Catalogo della mostra a cura di Andrea Daninos, introduzione di Terisio Pignatti, Milano 1993, n. 7, ill.

 

Replica autografa di una tela conservata agli Uffizi, il dipinto qui presentato si lega nel tema al soggetto corrispondente nella serie dei Sacramenti conservata a Venezia, Pinacoteca Querini Stampalia, che ne differisce tuttavia nella composizione.

Commissionata al Longhi da un esponente della famiglia Querini – il cardinale Angelo Maria (1680 – 1755) o più verosimilmente da suo nipote Andrea Domenico (1710 – 1795) - la serie è nominata in una lettera di Carlo Goldoni dedicatoria della commedia “Il Frappatore” all’incisore Marco Pitteri che appunto la riprodusse.

Pubblicato nel 1757, il testo citato ricorda appunto al Pitteri “… intraprendeste Voi a intagliare l’opera insigne dei Sette Sacramenti in sette quadri mirabilmente da Lui (Pietro Longhi) disegnati, e così al vivo espressi, che meritano certamente per onor suo e per gloria nostra di esser al pubblico comunicati”.

Il successo dei Sacramenti, e a quanto pare proprio di questo soggetto, è documentato dalle repliche e varianti che l’artista ne trasse negli anni successivi, una delle quali ancora presso il pittore nel 1777 quando Longhi prestò alla mostra di quadri in occasione della Sensa un suo dipinto con “il frate che confessa”.

Sebbene chiamata in causa da diversi studiosi, la nota serie dei Sacramenti dipinta da Giuseppe Crespi per il cardinale Ottoboni, ora a Dresda, Gemäldegalerie, non costituisce un precedente specifico per quella longhiana né, in particolare, per il nostro soggetto se non per la scelta, in linea con lo spirito del tempo, di interpretarlo, con toni di assoluta laicità, come scena di vita quotidiana.

Ecco dunque la nostra penitente che illumina di rosa la penombra di una chiesa: in piedi per non rovinare la veste, attende il suo turno per accostarsi al confessionale insieme a gente del popolo devotamente in ginocchio.