Auguste Rodin
(Paris 1840 - Meudon 1917)
L'ÉTERNEL PRINTEMPS
bronzo, cm 38x48x27
firmato alla base e iscritto "Barbedienne Fondeur"
L'ÉTERNEL PRINTEMPS
bronze, 38x48x27 cm
signed on the base and inscribed "Barbedienne Fondeur"
Provenienza
Collezione privata
L'opera verrà inclusa negli archivi del Comité Auguste Rodin con il numero 2021-6299B, in vista della pubblicazione del Catalogue Critique de l'Oeuvre Sculpté d'Auguste Rodin in preparazione da parte della Galerie Brame&Lorenceau di Parigi sotto la direzione di Jérôme Le Blay.
Coltivato a lungo e a più riprese nel corso della sua carriera – tanto da contarne oggi più di 141 esemplari –, il soggetto di Éternel Printemps rivestì un’importanza primaria nell’immaginario di Auguste Rodin, dal 1884, momento del suo primo concepimento, e fino al primo ventennio del Novecento, periodo delle ultime riproduzioni, di dimensione ridotta, realizzate per la fonderia Leblanc-Barbadienne. Per il second état di questo gruppo furono previste varie repliche in tre dimensioni differenti, rispettivamente di circa 64, 40 e 25 cm, alle quali fu aggiunta, nel 1900, un’altra di 52 cm. Nel caso specifico dell’opera in esame, bronzo patinato con impresso, oltre alla firma dell’autore, il marchio della rinomata fonderia francese, si conoscono oggi circa ottanta edizioni databili tra il 1898 e 1918.
Assieme al Baiser e a Éternelle idole, i due amanti di questo gruppo sono senza dubbio tra i più noti della produzione di Rodin, con ogni probabilità nati a seguito della sua unione sentimentale con Camille Claudel, momento di apertura convinta dell’artista francese verso una possibile coesistenza tra la passione fisica e una forma di complicità empatica e spirituale tra due individui. Siamo ormai molto distanti dalle letture pessimiste e baudelairiane proprie della Porta dell’Inferno – progetto per il quale fu verosimilmente destinato in prima battuta quest’opera –, dove gli amanti erano legati dal peccato comune; questa volta, infatti, i due personaggi sono portatori di un messaggio lieto, incarnano l’idea nuova di Rodin sull’amore, e in questo senso si presentano eternamente giovani, uniti in una gestualità fragile ma armoniosa e delicata, che trova ulteriore vigore nelle forme del personaggio maschile, molli e sorprendentemente effeminate, quasi a riecheggiare le insolite fattezze androgine già intravisibili nella Eve del 1881. Iconica fu la lettura che Maillard fece di questo gruppo plastico, inteso come un vero e proprio inno alla vita e alla passione immortale: «Gli amanti si tengono in gesti carezzanti. Lui, quando lo scultore l’evocò, fu senza dubbio Paolo, lei, è Francesca. Cosa importa dei loro nomi. Sono insieme la primavera di sempre che non cessa mai di fiorire. Lui, intenerito da tanta divina seduzione, l’abbraccia, e i loro teneri occhi si parlano, e la loro bocca si profuma di mille baci. Sembra che prima di scivolare in questa ricurva posizione, lei sia stata sua compagna su un trono aereo, dove lui solo è rimasto; […] hanno dei gesti armoniosi, e la stessa fluida atmosfera avvolge le loro adolescenze» (L. Maillard, Auguste Rodin. Statuaire, Paris 1899, p. 121).
F.M.