COPPIA DI ORCIOLI, MONTELUPO, 1640-1660 CIRCA
in maiolica decorata in policromia con azzurro, blu, verde, giallo, giallo-arancio e bruno di manganese nel tono del marrone; uno siglato due volte sul corpo LO; a) alt. cm 34,8, diam. bocca cm 13,5, diam. base cm 11,3; b) alt. cm 35,4, diam. bocca cm 12,8, diam. base cm 11,5
A PAIR OF SPOUTED PHARMACY JARS, MONTELUPO, CIRCA 1640-1660
Bibliografia di confronto
F. Berti, La farmacia storica fiorentina, i “fornimenti” in maiolica di Montelupo (secc. XV-XVIII), Firenze 2010, pp.123-125 figg. 110-112
La coppia di vasi apotecari presenta corpo ovoidale, imboccatura larga ed estroflessa, base stretta con piede piano appena estroflesso; dai fianchi si dipartono due anse plastiche a forma di “drago”, dipinte in policromia, mentre sul fronte in alto il beccuccio per la fuoriuscita dei liquidi. Il corpo è interamente decorato con una corona fogliata con frutti e fioretti, stretta da nastri, che va a incorniciare un emblema farmaceutico con cornice mossa a simulare un intaglio. L’emblema è quello francescano, qui nella forma semplice, ma con una variante nelle braccia, entrambe coperte dal saio (d’azzurro, al destrochiero nudo posto in banda, attraversante un sinistrochiero vestito alla francescana, posto in sbarra, entrambi appalmati, stigmatizzati e attraversanti una croce latina al naturale). Sul retro una fitta decorazione “alla foglia blu”, tipica della produzione degli ultimi fornimenti da farmacia di produzione montelupina, qui delineata in modo netto con colori marcati e grande abbondanza di pigmento. Sotto le anse spicca la marca della bottega montelupina “Lo” inserita in una piccola riserva circolare.
Fausto Berti fa notare come questa opzione decorativa sia stata scelta da varie forniture farmaceutiche attorno agli anni quaranta del ’600, e raggruppa questa produzione come “farmacia francescana”, suddividendo le opere per morfologia. Le opere sono comunque caratterizzate dalla marca sotto le anse e appartengono ad una bottega montelupina che utilizza la sigla anche successivamente alla distruzione della antica fornace, avvenuta verosimilmente nel 1632. A proposito degli orcioli lo studioso distingue due serie in base alle loro dimensioni: la prima, di dimensioni minori, viene collocata cronologicamente attorno al 1630, mentre per il gruppo cui appartengono i nostri esemplari, che vede alcune varianti nella scelta del decoro secondario, la datazione oscilla dagli anni trenta fino a agli anni sessanta, con alcune integrazioni tardive attorno al 1680 circa.