GRANDE VASO, VENEZIA, 1570 CIRCA
in maiolica decorata in policromia con arancio, blu, bruno, giallo, nero, verde; alt. cm 40, diam. bocca cm 12,5, diam. base cm 16
A LARGE JAR, VENICE, CIRCA 1570
Bibliografia di confronto
G. Gardelli, Italika. Maiolica italiana del Rinascimento. Saggi e Studi, Faenza 1999, pp. 44-45 nn. 17-18;
R. Perale, Maioliche da farmacia nella Serenissima, Venezia 2021, pp. 120-136
Vaso a corpo globulare, poggiante su base piatta con piede a orlo arrotondato appena estroflesso, dotato di robusti manici a doppio bastoncello ritorto con attacco inferiore "a pinzatura"; collo breve, bocca stretta dotata di orlo leggermente estroflesso.
L’ornato contempla sul fronte, all'interno di un ampio medaglione circolare con cornice "accartocciata", la figura di un santo domenicano dipinto a tre quarti rivolto verso destra, una sottile croce nella mano destra e un libroo nella sinistra. La figurina è dipinta sullo smalto bianco, ombreggiata da fini tratti di manganese e lumeggiata in bianco di stagno. Sulla restante superficie, decorazione a "fiori" e "frutti" con foglie d'acanto a mo' di girali in rosso arancio, bacche, corolle, pomi, campanule.
Il grande vaso, coerente per morfologia e scelta decorativa con gli esemplari proposti al lotto successivo (lotto 45), sembra appartenere non solo al medesimo corredo farmaceutico, ma anche alla stessa produzione. Lo stile pittorico delle figure dei piccoli santi, tutti in abiti domenicani, l’assenza dell’indicazione del preparato e la presenza di grandi foglie d’acanto accartocciate di colore rosso ferro disposte a sottolineare l’imboccatura assecondano l’ipotesi.
La piccola figura, probabilmente raffigurante San Domenico pur nell’assenza della stella sulla fronte, è dipinta con perizia tecnica, ma non ci sembra che si possa avvicinare alla figura dell’albarello presentato al lotto 46 di questo catalogo, attribuibile invece al cosiddetto Pittore dei piccoli santi, per alcuni associabile alla personalità di Gianfranco Bernacchia per la presenza di una sigla GB in due orcioli con santi e decoro alla porcellana policroma. Più plausibile ci sembra invece l’appartenenza del vaso a un corredo farmaceutico realizzato dalla “bottega di Mastro Domenego”, secondo la recente classificazione proposta da Riccardo Perali.
Il vaso trova qualche riscontro morfologico in esemplari della collezione Cini di Venezia e nei rari esemplari con anse laterali, di morfologia varia, come ad esempio il vaso biansato del MIC di Faenza (inv. n. 21198) con una splendida figura di San Girolamo in un paesaggio.