PIATTO, DUCATO DI URBINO, 1550 CIRCA
in maiolica decorata in policromia; sul retro la scritta Chiel fiume in blu; diam. cm 27,5, alt. cm 3,5
A DISH, DUCHY OF URBINO, CIRCA 1550
Bibliografia di confronto
La collezione dei margravi e duchi di Baden. Volume 3, Sotheby's, Baden-Baden 5-21 ottobre 1995, lotto 751;
R. Gresta in E. Sannipoli (a cura di), La via della ceramica tra Umbria e Marche. Maioliche rinascimentali da collezioni private, Perugia 2010, p. 248 n. 3.23
Il piatto ha largo cavetto e tesa ampia e obliqua con orlo arrotondato e listato di giallo; il retro, privo di cercine, mostra due cerchi concentriche delineati in giallo a sottolineare la forma, e al centro la scritta in caratteri corsivi “Chiel fiume”. Sul fronte l’intera superficie è dipinta con un a scena istoriata che si svolge tra due quinte rocciose dalla forma particolarmente elevata che si aprono in un bel paesaggio lacustre con acque, edifici, scogliere e alberi; sulla destra sei personaggi seduti a un tavolo tripode su gambe ferine intenti a mangiare alcuni pesci; sulla sinistra due satiri con altrettanti luiti sulla spalla avanzano nella scena; all’esergo un prato, rocce e un cespuglio arboreo. La scena mitologica riproduce dunque un tavolo di divinità e l’scrizione sul retro sembra ironizzare sulla cena “che il fiume concede”, con riferimento al numero esiguo di pesci.
La scena istoriata ha un illustre precedente in un piatto in collezione privata, transitato sul mercato, che presenta alcune varianti rispetto al nostro: sono presenti le sei persone sedute al tavolo, ma una è raffigurata in abito da legionario romano e un’altra con elmo piumato, mentre i due satiri avanzano reggendo una cornucopia. Le modalità pittoriche sono differenti, ma il modo di rendere i corpi, caratterizzati dalla evidente muscolatura, sembra quello solitamente riconducibile alle botteghe pesaresi. Il piatto di confronto reca al verso la scritta "La bella ciena de li dei" e la sigla "S", che sappiamo essere associata a Sforza di marcantonio attorno al 1545.
L’attribuzione a Pesaro, e più probabilmente alla bottega di Lanfranco dalle Gabicce, ci deriva dal confronto stilistico con alcuni manufatti del Museo di Pesaro o opere di recente pubblicazione, come una coppa con Atteone nella quale le felici espressioni dei volti e alcune trovate tecniche nella resa del paesaggio ben si adeguano al nostro piatto. Un altro piatto con il medesimo soggetto è conservato al MET di New York (inv. n. 04.9.10) con attribuzione ad Urbino, così come pure le figure del Piatto con Dedalo e Pasiphe del Museo di arte medievale di Arezzo (inv. n. 14548), che mostra due musici e un paesaggio dai monti appuntiti e nuvole a chiocciola, dove non solo il corpo del suonatore di siringa, ma anche il suo volto si avvicinano alle nostre divinità.