TONDINO, DUCATO DI URBINO, CASTELDURANTE O PESARO, 1533-1555
in maiolica dipinta in bianco sovra-smalto e policromia verde, blu arancio giallo antimonio e bruno di manganese; diam. cm 19, diam. piede cm 7, alt. cm 2,6
A PLATE (TONDINO), DUCHY OF URBINO, CASTELDURANTE OR PESARO, 1533-1555
Bibliografia di confronto
B. Rackham, Victoria and Albert Museum. Catalogue of Italian Maiolica, Londra 1977, p. 201 n. 603, tav. 94;
R. Gresta, Un piatto con lo stemma Mazza e qualche nota sui soprabianchi, in “Faenza”, CIII, 1, 2017, pp. 46-55;
T. Wilson, The Golden Age of Italian Maiolica Painting, Torino 2019, pp. 366-368 n. 163
Il piccolo piattello o tondino ha un profondo cavetto, tesa obliqua, orlo arrotondato e piede ad anello appena rilevato. Il decoro mostra attorno all’orlo una ghirlanda di piccole foglie lanceolate delineate in bruno, la tesa riccamente decorata con la cosiddetta tecnica del bianco sovra-smalto, che prevede una fitta decorazione a girali fogliate delineata in bianco di stagno direttamente sullo smalto, e all’interno del cavetto in un paesaggio collinare con il cielo al tramonto un emblema nobiliare bipartito della famiglia Mazza di Pesaro affiancato dalle lettere G e P, forse ad indicare un matrimonio.
La tecnica qui utilizzata è ampiamente descritta da Cipriano Piccolpasso nel suo testo I tre libri dell’arte del vasaio, indicandolo come ad uso urbinate. Numerosi frammenti di queste opere sono stati rinvenuti nel palazzo ducale di Urbania (Castel Durante), ma recenti ritrovamenti a Pesaro hanno portato gli studiosi a proporre una origine pesarese o comunque una maggior diffusione nella produzione all’interno del ducato di Urbino.
Altri piccoli piatti sono conservati in collezioni pubbliche e private, come ad esempio l’esemplare privo di iniziali del Victoria and Albert Museum (inv. n. C 2262-1910) o quello identico al nostro conservato in una collezione privata e recentemente pubblicato da Wilson, alla cui scheda rimandiamo per approfondimenti