Important Renaissance Maiolica

Florence, 
wed 20 October 2021
Live auction 1099
32

TONDINO, PESARO, “PITTORE DEL PIANETA VENERE”, 1545 CIRCA

€ 7.000 / 10.000
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TONDINO, PESARO, “PITTORE DEL PIANETA VENERE”, 1545 CIRCA

in maiolica dipinta in policromia; diam. cm 26, diam. piede cm 9,5, alt. cm 3,3

 

A PLATE (TONDINO), PESARO, “PITTORE DEL PIANETA VENERE”, CIRCA 1545

 

Bibliografia di confronto:

J.V.G. Mallet, La maiolica istoriata a Pesaro, in Faenza LXVI, n 1-6 1980, pp. 69 e sgg. p. 154;

G. Biscontini Ugolini in R. Ausenda (a cura di), Musei e Gallerie di Milano. Museo d'Arti Applicate. Le ceramiche. Tomo primo, Milano 2000, pp. 246-249 nn. 262-263;

T. Wilson, E.P. Sani, Le maioliche rinascimentali nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. 2, Perugia 2007, pp. 182-188 n. 122

 

Il piatto ha cavetto profondo, la tesa è larga e obliqua con orlo liscio e poggia su piede a disco appena rilevato. Il decoro ricopre l’intera superficie con un’unica raffigurazione istoriata su un fondo giallo. Al centro, leggermente verso destra, la figura di Giove con il fulmine nella destra affiancato dall’aquila e da alcune divinità femminili, mentre alla sua sinistra i Dioscuri a cavallo; alle sue spalle e in alto tra le nuvole altre divinità dell’Olimpo. La scena del corteo celeste poggia su una serie di nuvolette a chiocciola dipinte nei toni del giallo, del giallo arancio e del bruno grigiastro, ma la policromia nell’insieme è piena e ben si esprime nei manti colorati delle divinità. Si riconoscono, soprattutto nella parte centrale, le figure tratte dall’incisione di Marco Dente, che in realtà potrebbero derivare direttamente dal prototipo raffaellesco piuttosto che dal foglio di Raimondi. La composizione di Raffaello, in relazione con una grisaille della Stanza della Segnatura in Vaticano, è stata trasmessa da un disegno disperso, cui si ricollegano altri fogli, copie o studi di parti della scena (Bartsch XIV, p. 198 n. 246).

In quest’opera è riconoscibile la mano del cosiddetto “pittore del Pianeta Venere”, così chiamato dal soggetto di un piatto datato 1544 conservato al Castello Sforzesco di Milano. La sua attività si svolge a Pesaro fra il 1542 e il 1550 e tra gli elementi distintivi della sua pittura ricordiamo i personaggi caratterizzati da visi rotondi, appiattiti, e membra con i muscoli ben evidenziati, e le donne raffigurate con seno prosperoso arrotondato con il capezzolo rivolto verso il basso. In base all’analisi calligrafica alcuni studiosi ritengono che il pittore fosse attivo presso la bottega di Girolamo Lanfranco, mentre di recente è stata proposta una sua identificazione con Nicolò da Fano, autore di un famoso piatto ritrovato dopo lungo tempo e ora nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia.