WORKS OF EXCEPTIONAL HISTORICAL AND ARTISTIC INTEREST

wed 28 September 2022
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François Colombe du Lys

€ 50.000 / 80.000
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François Colombe du Lys

(Domrémy? C. 1595 – Tolosa 1661)

LA BUONA VENTURA

olio su tela, cm 180x236

firmato “Francesco Colombo/di Lorena pingebat”

 

Bibliografia

F. Baldassari, Un nuovo dipinto per François Colombe, caravaggesco lorenese, in “Nuovi Studi” 24, 2018-19, pp. 111-13.

 

Riapparsa sui fogli spiegazzati che il giovane protagonista stringe fra le dita, la firma di François Colombe (italianizzato per l’occasione in Francesco Colombo) ha consentito una nuova, importante acquisizione all’esiguo catalogo dell’artista lorenese e, più precisamente, al suo periodo italiano anzi, verosimilmente, romano.

È questo, senza dubbio, il senso della precisazione “di Lorena” che appare in identica forma sul San Girolamo nello studio nella parrocchiale di Santa Maria Assunta a Riva del Garda. Di ignota provenienza, quest’ultimo è stato reso noto da Pierre Rosenberg che nel 1989 ha riunito tutti i dati noti sulla vita e l’attività dell’artista lorenese (François Colombe du Lys, un caravagesque romain, in “Prospettiva 57/60. Scritti in ricordo di Giovanni Previtali” 1989-90, II, pp. 241-43).

Da quanto si può dedurre dai documenti, Colombe nacque a Domrémy in Lorena intorno al 1595 e fu verosimilmente in Italia fra il secondo e il terzo decennio del Seicento, almeno a giudicare dai suoi riferimenti formali, rintracciabili nel caravaggismo di quegli anni. Se nelle opere italiane egli tiene a indicare la sua patria di origine, in un disegno non rintracciato ma descritto da una fonte francese egli si firma invece “Romanus”, quasi a ribadire il luogo della propria formazione e in qualche modo una forma di superiorità nei confronti dei colleghi che non avevano compiuto quel viaggio.

Documentato a Tolosa a partire dal 1641 e fino alla morte che lo colse, pare sessantacinquenne, nel 1661, François Colombe du Lys (dal nome della nobile famiglia della madre, Marie de Vincent du Lys) è ricordato per una serie di opere non conservate, mentre quelle di soggetto religioso e di destinazione pubblica riunite da Pierre Rosenberg sono prive di riferimenti cronologici, sebbene citate da fonti locali.

L’importante dipinto qui offerto ne differisce per l’originalissima declinazione di un soggetto profano tipico della scuola caravaggesca, ma formalmente lontano dai modi della manfrediana methodus praticata dai caravaggeschi francesi.

È stato giustamente rilevato l’influsso di certa pittura fiorentina, e in particolare di Andrea Commodi nella precisa definizione delle figure e nel gusto per gli ornati e i colori squillanti evidenti nei loro costumi. Motivi che ritroviamo ad esempio, come indica giustamente Francesca Baldassari, nella Giuditta con la serva attribuita a Commodi nel Musée des Beaux Arts di Digione, e ancora nel Tobiolo rende la vista al padre, nella Certosa di Galluzzo ma di origine ignota, vicino al nostro dipinto anche per l’ambientazione prospettica.

Questi riferimenti contribuiscono a precisare il soggiorno romano di François Colombe prima del 1622, anno in cui Andrea Commodi risulta tornato a Firenze e nuovamente iscritto all’Accademia del Disegno, senza escludere naturalmente che il pittore lorenese si trattenesse più a lungo nella Città Eterna o si fermasse a Firenze sulla via del ritorno in patria.

 

Opera dichiarata di interesse particolarmente importante dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio con decreto del 3 febbraio 2020.

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