Bruno Croatto
(Trieste 1875 - 1948)
WOMAN WITH FAN AND PHO DOG
oil on canvas, 150x111 cm
signed and inscribed "Roma" lower left
GENTILDONNA CON VENTAGLIO E CANE DI FO
olio su tela, cm 150x111
firmato e iscritto "Roma" in basso a sinistra
Attraverso il pennello del pittore Bruno Croatto, sullo sfondo neutro del tendaggio si staglia, in una monumentale eleganza, la dama ricambiando il nostro sguardo. L’artista triestino immortala la ritrattata mediante la sua inconfondibile cifra stilistica, ove perizia tecnica e minuzia di dettagli, come testimonia la stessa cura dell’abito spagnoleggiante, concorrono a restituirci una realtà “oggettiva”, tanto oggettiva da risultare spesso quasi congelata, straniante, onirica, magica.
Si tratta della poetica e del fascino della Nuova Oggettività tedesca, del Realismo Magico teorizzato da Massimo Bontempelli. È nel Primo dopoguerra che la pittura di Croatto intraprende con naturalezza questa strada, guidato dalla sobrietà classica dei maestri del Quattrocento e stimolato dal suo trasferimento a Roma nel 1925. La casa-studio di via del Babuino diviene punto di ritrovo di un raffinato pubblico alto borghese sedotto dalle nature morte e dai ritratti senza tempo, dalla seduzione della resa materica in una contemplazione sospesa.
Le trasparenze del vetro di un vaso, acconciature alla moda, gioielli e accessori attirano di volta in volta l’attenzione dello spettatore, come il ventaglio nelle mani della dama o il frequente gusto per le cineserie, qui esibito nella bella scultura in ceramica. Si tratta del “Leone cinese” o “Cane di Pho”, presenti solitamente in coppia all’ingresso di templi, palazzi e importanti dimore, affinché con le loro fauci ammonissero l’avventore sull’importanza e il rispetto che il luogo meritava.