Francesco Paolo Michetti
(Tocco da Casauria 1851 - Francavilla al Mare 1929)
CROSS-BEARER (STUDY FOR "IL VOTO")
pastel on paper, 80x46 cm
signed on the right
CROCIFERO (STUDIO PER "IL VOTO")
pastello su carta, cm 80x46
firmato a destra
Provenienza
Collezione Sen. Treccani, Milano
Collezione privata
Esposizioni
XVIII Esposizione biennale internazionale d'arte, Venezia, maggio-novembre 1932
Bibliografia
A. Morassi, La raccolta Treccani, in "Dedalo", XI, 1930-1931, 4, pp.1012-1037
XVIII Esposizione biennale internazionale d'arte. Catalogo, catalogo della mostra (Venezia, maggio-novembre 1932), Venezia 1932, p.51, n.18
T. Sillani, Francesco Paolo Michetti, Milano 1932, tav. LXV
F. Benzi, G. Berardi, T. Sacchi Lodisposto e S. Spinazzè (a cura di), Francesco Paolo Michetti. Catalogo generale, Cinisello Balsamo 2018, p.204, n.296
Il mirabile pastello del pittore Francesco Paolo Michetti presentato in catalogo è uno studio preparatorio per la parte centrale del dipinto Il Voto (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea): una delle opere più iconiche del secondo Ottocento italiano, presentata nel 1883 alla prima Esposizione Internazionale d’Arte di Roma con immenso clamore di pubblico e critica.
La monumentale tela (cm 250x700) rappresenta il momento culminante dell’annuale processione presso il paesino abruzzese di Miglianico, in occasione della festa del patrono S. Pantaleone, durante la quale i fedeli all’interno della chiesa assistevano al rituale voto penitenziale, consistente nel leccare il pavimento dal sagrato sino alla statua del santo.
Dall’amato Abruzzo l’arte michettiana trae la propria linfa vitale, attraverso un connubio di sincerità virtuosistica, amore per la natura e barbarico folklore. Ed è proprio grazie alla vendita dell’opera Il Voto al Ministero della Pubblica Istruzione alla cospicua cifra di 40.000 L. che l’artista disporrà dei mezzi necessari all’acquisto del celebre ‘conventino’ di Francavilla, l’antico convento di fondazione quattrocentesca ove Gabriele d’Annunzio sarà ospitato per dar vita a Il Piacere (1889) e a Il trionfo della morte (1889).
Del resto il poeta non mancherà di individuare nell’arte dell’amico l’esplicazione della propria poetica: «quando l’artista è andato innanzi alla grande tela non ha dovuto trovare il quadro […] Tutto quel gagliardo e sano nutrimento di vero gli si era assimilato, per così dire, nelle arterie e nelle ossa; ond’egli riproduceva senza fatica, ma con una caldezza ed una energia naturali».
Nel pastello presentato riecheggiano tali parole, la spontaneità vitalistica del tratto che fluisce generando l’immagine definitiva, in cui la figura dell’uomo verrà eliminata forse per non interrompere visivamente la catena strisciante dei penitenti.
Pubblicato nel 1932 da Tommaso Sillani nella sua fondamentale monografia sull’artista ed esposto nel medesimo anno alla Biennale di Venezia, lo studio rappresenta dunque una emblematica espressione del processo creativo dell’artista che, in un momento chiave della storia artistica della nostra penisola alla ricerca di un’arte nazionale, con il proprio virtuosismo contempla e al tempo stesso ghermisce la natura, in una profusione di finito e non finito, tra carni, tessuti, incensi e ori.