A LARGE DISH, MONTELUPO, FIRST HALF 17TH CENTURY
GRANDE PIATTO, MONTELUPO, PRIMA METÀ SECOLO XVII
in maiolica decorata in policromia con arancio, blu, verde, giallo e bruno di manganese; diam. cm 45, diam. piede cm 27,5, alt. cm 5,2
Bibliografia di confronto
C. Ravanelli Guidotti, Maioliche figurate di Montelupo, Firenze 2012, pp. 96-99 e pp. 185-186 n. 23
Il grande piatto ha forma di bacile con ampio cavetto piano e tesa orizzontale a orlo arrotondato, piede a disco largo e piano. Il piatto è dipinto a piena superficie sul fronte, e integramente smaltato anche sul retro, non decorato, con smalto povero leggermente grigio. Sul recto si legge una scena istoriata, dipinta in maniera corriva con più episodi del Vangelo suddivisi in vari piani, dalla lettura complessa. A sinistra l’episodio della “samaritana al pozzo”, con Gesù che dialoga con la donna appena visibile mentre lava alla fonte, e sullo sfondo una citta turrita e un movimentato paesaggio montano; al centro una scena di popolo con un matrimonio a sinistra e una scena di lapidazione a destra; sulla tesa in basso una complessa architettura con un tempio con porticato e alta torre, nei pressi di un lago. La restante superficie è interessata da un frutteto con alberi ricchi di pomi e alberelli spogli, sotto un cielo giallo, al tramonto, interessato dal volo di uccelli appena stilizzati. Il tutto a comporre una scena che oltre alla lettura biblica sembra proporre anche una lettura simbolica.
Le architetture e le fogge degli abiti sono di fattura nordica, forse fiamminga, per le quali si suppone una o più incisioni di riferimento. Un confronto per morfologia e cifra stilistica ci pare possa essere fatto con il grande piatto con scena conviviale del Kunstgewerbemuseum di Berlino, che Fausto Berti associa al gruppo del “pittore dei Marmi” e Carmen Ravanelli Guidotti inserisce come esempio di figurato montelupino tardo. Un altro confronto stilistico ci viene poi fornito da un’alzata, ipoteticamente ascritta a Montelupo, che Carmen Ravanelli Guidotti pubblica sempre nell’ambito della produzione tarda raffigurante l’episodio di “Sansone e i Filistei”. Lo stile di entrambe le opere di confronto è rapido, ma soprattutto il paesaggio e la foggia delle architetture e degli alberi, il modo di lumeggiare di bianco i volti e le vesti, si avvicinano molto a quelle qui raffigurate. Ulteriori elementi di confronto si trovano con un’alzata del Victoria & Albert Museum datata 1639 raffigurante tre spadaccini (inv. 6668-1860).