A PLATE (TAGLIERE), GUBBIO, MASTRO GIORGIO, 1531
TAGLIERE, GUBBIO, MASTRO GIORGIO, 1531
in maiolica dipinta in policromia con bistro chiaro e blu di cobalto, lustro applicato in terza cottura oro e rosso. Sul retro sigla M°G° e data 1531 in lustro rosso; diam. cm 22,1, diam. piede cm 8,8, alt. cm 2,5
Bibliografia di confronto
J. Giacomotti, Catalogue des majoliques des musées nationaux, Parigi 1974, p. 231 n. 755;
A.V.B. Norman, Wallace Collection Catalogue of Ceramics. 1. Pottery, Maiolica, Faience, Stoneware, Londra 1976, p. 147 n. C69; pp. 101-103 nn. C42-C43;
M. Mancini Della Chiara, Maioliche del Museo civico di Pesaro, Pesaro 1979, n. 160;
D. Thornton, T. Wilson, Italian Renaissance Ceramics: a catalogue of the British Museum collection, Londra 2009, n. 319;
E.P.Sani, Gubbio 1515-1525. Reflections onearly Lustreware, in J.V.G.Mallet , E.P. Sani (a cura di), Papers Of A Symposium Held At Oxford In Celebration Of Timothy Wilson's Catalogue Of Maiolica In The Ashmolean Museum, Londra 2021, pp. 82 ss.;
E. A. Sannipoli, "Mastro Giorgio finì de maiolica” I rovesci dei piatti lustrati nella bottega Andreoli di Gubbio, in L. Pesante, A. Satolli (a cura di), La bottega del vasaio. Uomini, tecniche, modelli, Orvieto 2021, pp. 41-85
Il piatto ha basso cavetto e larga tesa orizzontale che termina in un orlo appena rilevato e rifinito a stecca, e poggia su un basso piede ad anello. Il fronte è interamente ricoperto da una decorazione “a cerquate” che, a partire dal basso, vede una testa di un amorino alato sopra la quale si apre un complesso decoro costituito da due zampe ungulate che si intrecciano e si allargano a formare una prima riserva quadrangolare che contiene le teste di due sparvieri, prosegue in una riserva polilobata che contiene un vaso baccellato ricolmo di frutta per terminare in due bocche di liuto. Tutt'intorno la tesa dipinta di blu cobalto con un motivo a trofei accompagnati da nastri graffiti sul blu e lustrati di rosso. Il decoro a lustro rosso interessa poi alcuni dettagli dell’ornato ed è associato a lustro oro a riempire alcune campiture delineate dal decoro a trofei, secondo l’uso di Castel Durante. Tra i trofei si scorgono due cartigli con un motto in caratteri corsivi Omnia vincit amor, nel primo, et nos cedamus, nel secondo, un chiaro messaggio amatorio. Al verso la tesa è decorata da tre girali in lustro rosso che incorniciano al centro del piede la data 1531 e le iniziali di Mastro Giorgio M°G°.
Il piatto trova confronti pertinenti con un tagliere con ritratto al centro del cavetto e tesa a “cerquate” e “trofei” conservato al Louvre (inv. OA 1921), e con uno oggi al British Museum (inv. 1851.1201.69), datato sulla tesa 1531, con ritratto di Polita Diva, decoro “a cerquate” e centrato in basso da una testa di amorino coerente con il nostro, inoltre siglato al retro M°G° e datato 1521. A questi esemplari si aggiunge il piatto molto simile per scelta decorativa, ma purtroppo mal riparato, della Wallace Collection (inv. C69). Un ulteriore confronto si può fare con un piatto attribuito alla bottega di Maestro Prestino, sempre con decoro a mezza tinta, candelabra e lustro, conservato al museo di Pesaro.
Una notazione doverosa sull’attribuzione di queste opere ci viene anche dalla lettura delle schede di due piatti conservati alla Wallace Collection di Londra (inv. C42 e C43), di cui uno molto prossimo al nostro per stile decorativo, ma non rifinito a lustro, attribuiti a Fabriano o Casteldurante. Ma questo decoro trova riscontri anche molto precoci all’interno della bottega di Gubbio, con opere recentemente analizzate da Elisa Paola Sani in un saggio sulle firme precoci di Mastro Giorgio, mentre un’analisi della grande quantità di informazioni, derivate da un'attenta lettura dei retri delle opere di Mastro Giorgio, è pubblicata in un recente studio di Ettore A. Sannipoli.