(Illustrati 700) (VICO, Giambattista). Ultimi onori di letterati amici in morte di Angiola Cimini marchesana della Petrella. In Napoli, nella stamperia di Felice Mosca, 1727.
RARISSIMO VOLUME, CURATO DAL VICO ANCHE DAL PUNTO DI VISTA GRAFICO. Nella sua Vita di Giambattista Vico scritta da sé medesimo, il filosofo descrive l’opera come “una raccolta in quarto foglio ingegnosamente magnifica, dove le prime lettere di ciascun autore sono figurate in rame, con emblemi ritruovati dal Vico ch’alludono al subietto.” Benedetto Croce interpreta il “ritruovati” addirittura come un “ideati”: parlando del libro, lo descrive infatti come “un elegante volume al quale Vico contribuì, oltreché con l’orazione introduttiva e con i versi, col curarne la stampa e idearne i fregi (B. Croce, Conversazioni filosofiche, in “La critica”, 40, 1942, pp. 150-151). Anche Giuseppe Ferrari, curatore di un’edizione ottocentesca delle opere del Vico, scrive: “Il Vico ebbe cura dell’edizione, e dell’invenzione delle vignette e lettere iniziali tutte adattate al tristo soggetto. Per quei tempi la stampa di detta raccolta non poteva essere più nitida ed elegante.” (Opere di Giambattista Vico ordinate ed illustrate da Giuseppe Ferrari, vol. 5, 1854, nota a pagina 408). Non è chiaro se Vico abbia disegnato lui stesso le vignette che ornano il libro, o se le abbia ideate e commissionate a qualcuno, oppure ancora selezionate in un campionario di iniziali. Resta di fatto che la scelta degli splendidi capilettera in questo volume fu senza alcun dubbio supervisionata dal filosofo, che aveva molto a cura l’aspetto dei suoi libri, come si desume dal saggio di Giuseppe Aliprandi Vico e l’arte della stampa, in “La Bibliofilia” Vol. 45, No. 1/6 (Gennaio-Giugno 1943), pp. 69-83.
Come sottolineato da Croce, Vico è inoltre autore della lunga Orazione alle pp. 13-56, “piena di nobiltà e di dolcezza che compose per morte della sua amica donna Angela Cimini” (B. Croce, La filosofia di Giambattista Vico, Laterza, 1922, p. 293 e p. 332), e della composizione alle pp. 98-101.
Angiola Cimini (1699-1726) era la figlia del nobile italiano Giuseppe Cimino, avvocato fiscale del real patrimonio, e di Anna d’Arieta-Crespo, membro di una nobile famiglia di Castigliana; sposò Andrea Caputo, marchese della Petrella. Fu nobildonna molto apprezzata nell’ambiente culturale letterario napoletano. Morì di parto a 27 anni.
In 4to (245 x 183 mm). [iv] 144 pp. Antiporta calcografica con ritratto di Angiola Cimini sottoscritto da Paolo Pilaia, vignetta calcografica al frontespizio (che reca un piccolo timbro privato con iniziali “AB”), due testatine calcografiche (una sottoscritta Francesco de Grado) e 26 grandi capolettera figurati incisi su rame. Pergamena semi flessibile coeva, al dorso tassello in pelle marrone (piccole mancanze). Antica firma di appartenenza alla sguardia volante. -- Pallide arrossature e fioriture occasionali, ma nel complesso buona copia genuina con impressioni fresche.