A LARGE BOULBOUS JAR, VENICE, MASTRO DOMENICO AND COWORKERS, CIRCA 1570
GRANDE VASO A BOCCIA, VENEZIA, MASTRO DOMENICO E COLLABORATORI, 1560 CIRCA
in maiolica dipinta a policromia in blu, giallo, giallo arancio, verde ramina in più tonalità, bianco di stagno, manganese nel tono del viola e del nero marrone; alt. cm 33,4, diam. bocca cm 14,6, diam. piede cm 14
Literature
P. Mazza in C. Ravanelli Guidotti (a cura di), “Maioliche della più bella fabbrica”. Selezione dalle Civiche Collezioni Bresciane e da collezioni private, cat. della mostra, Brescia 2006, pp. 124-125 n. 33
Comparative literature
C. Ravanelli Guidotti, Omaggio a Venezia. Maioliche veneziane tra manierismo e barocco nelle raccolte del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza. II, cat. della mostra, Faenza 1998, pp. 49-52;
R. Perale, Maioliche da farmacia nella Serenissima, Venezia 2021, p. 95 nn. 81-82 e pp. 107-119
Il contenitore farmaceutico ha corpo globulare di grandi dimensioni e orlo gittato, forma comunemente nota come boccia, ed è interamente decorato. Sul fronte un medaglione ovale, racchiuso in un’articolata cornice a cartouche sorretta da due amorini in piedi raffigurati in pose diverse, ospita il ritratto virile di un giovane condottiero romano dal capo ornato da una corona di alloro; sotto corre il cartiglio farmaceutico con iscrizione redatta in lettere gotiche s.violat, ad indicare il nome del preparato contenuto. Sul lato opposto, entro un medaglione circolare incorniciato da una corona robbiana, un busto di profilo di un condottiero romano col capo adorno di elmo e identificabile come Horatio, grazie alla legenda iscritta accanto al volto che ne riporta il nome. A raccordare i due medaglioni una vivace decorazione su fondo blu a tralci di foglie e frutti uniti a un ornato “a trofei”.
Il vaso è stato pubblicato da Piergiorgio Mazza nel catalogo di una mostra tenutasi a Brescia nel 2006, occasione in cui lo studioso ricordava la presenza nell’ambiente lagunare veneziano di maestri durantino-marchigiani, testimoniata soprattutto nel periodo iniziale della produzione, tra il 1535 e il 1540. Questa tipologia, già definita “a trofei policromi” da Carmen Ravanelli Guidotti, che ne propose una prima antologia, vede la chiara e importante influenza di stilemi tipici di Casteldurante, che qui troviamo rappresentati nel decoro a trofei in una modalità stilistica fusa con elementi tipici delle botteghe veneziane e di quella della bottega di Mastro Domenico in particolare, come le girali fogliate. Quest’opera si distingue tuttavia per la complessità delle scelte dell’impianto decorativo dal panorama della produzione del 1560 e il 1570. Riccardo Perale nella sua recente pubblicazione sui vasi da farmacia veneziani ricorda l’ipotesi già avanzata da Angelica Alverà Bortolotto, relativa ad un’eventuale attribuzione di opere “con trofei e ritratti a fondo giallo” alla bottega di Mastro Jacomo o alla produzione di Francesco di Casteldurante, proponendo una possibile datazione anteriore proprio per questa particolare tipologia. Si osservi in proposito come il confronto tra il vaso globulare del MIC di Faenza (inv. n. 6135) e il nostro evidenzi delle caratteristiche stilistiche comuni, quali ad esempio il gusto disegnativo del putto di Faenza e degli amorini che sorreggono il nostro medaglione, la forma e la scelta decorativa dei decori secondari e la scelta coerente nella disposizione e nella realizzazione del cartiglio. Per l’attribuzione tuttavia concordiamo con gli studiosi che per materia e qualità ritengono il vaso attribuibile alla bottega di Mastro Domenico e collaboratori tra il 1550 e il 1570, sottolineando comunque come l’opera si distingua dalla produzione corrente della bottega veneziana, prestandosi a ulteriori analisi e approfondimenti.