A LARGE PHARMACY JAR (ALBARELLO), VENICE, MASTRO DOMENICO AND COWORKERS, CIRCA 1570
GRANDE ALBARELLO, VENEZIA, MASTRO DOMENICO E COLLABORATORI, 1570 CIRCA
in maiolica dipinta a policromia in blu, giallo, giallo, arancio, verde ramina, bianco di stagno e manganese; alt. cm 40,2, diam. bocca cm 19,6, diam. piede cm 18
Comparative literature
C. Ravanelli Guidotti, Omaggio a Venezia. Maioliche veneziane tra manierismo e barocco nelle raccolte del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza. II, cat. della mostra, Faenza1998, pp. 71-72 n. 20 e bibliografia relativa;
R. Perale, Maioliche da farmacia nella Serenissima, Venezia 2021, pp. 107-119 e p. 135;
M. Marini, Maioliche e ceramiche del Museo Nazionale del Bargello, Torino 2024, p. 95 n. 119
Il grande albarello ha corpo dotato di spalla e piede fortemente arrotondati, divisi da una netta demarcazione sottolineata da una filettatura a rilievo, il collo cilindrico è basso terminante in un orlo appena appena estroflesso. La decorazione interessa l’intera superficie e vede sul fronte una ricca decorazione a circondare il cartiglio farmaceutico in cui campeggia la scritta in caratteri gotici mostarda. fina, cartiglio sagomato e marcatamente ombreggiato agli estremi, inserito in un motivo a “cartocci” a doppia voluta su cui campeggia un medaglione ovale che contiene il ritratto di un giovane uomo, accanto al quale due Erotini seduti guardano verso il centro. Il piccolo ritratto maschile con copricapo a sacco trova curiosamente riscontro in un vaso presente in questa stessa vendita, ama anche in un piatto a fondo berettino del Museo del Bargello di Firenze (inv. n. 1932M) assegnato da Marino Marini alla produzione veneta della metà del XVI secolo. Sulla faccia opposta entro una cornice a cartocci, come da consuetudine nelle opere della bottega, è dipinta la figura di un santo domenicano caratterizzato dalla palma del martirio (San Pietro da Verona?), e tutto intorno il tipico motivo decorativo a grandi fiori e foglie d’acanto arricciate, disposto a maglie larghe sul fondo blu cobalto decorato a graffiture.
L’elegante ornato che accompagna il cartiglio e le notevoli dimensioni del vaso sono piuttosto rare, spesso associate al preparato di “Mostarda Fina”, come evidente nella raccolta qui presentata, con qualità e scelta decorativa di carattere eccezionale. Alcuni confronti per l’impostazione del decoro ci derivano dal saggio sulla mostra della Fondazione Cini, nella quale erano stati presentati due albarelli di grandi dimensioni della collezione Cora di Faenza (inv. nn. 21196 e 21325), anch’essi caratterizzati dalla scritta che richiama la Mostarda Fina e da ritratti disposti in medaglioni. La morfologia dell’opera qui in analisi tuttavia richiama opere di grande importanza, spesso associate alla mano del Maestro di bottega, come ad esempio il cilindrone della collezione Bayer di Milano con due putti che accompagnano il cartiglio, oppure il vaso molto prossimo e coerente per morfologia e scelte decorative nelle collezioni del Palais des Beaux Arts di Lille. Questa tipologia di vaso, ben rappresentata in questo stesso catalogo da più esemplari, era presente nelle dimore nobiliari, dove era frequente l’uso cospicuo della mostarda in cucina, uso ormai approfondito dagli studi e ricordato dal recente lavoro sui vasi veneziani di Riccardo Perale. E la destinazione di questi vasi ai palazzi nobiliari giustificava dunque la ricercatezza nel decoro, che tuttavia in quest’opera unisce la decorazione tradizionale dei Santi conventuali alla più laica versione del decoro attorno al cartiglio.