A LARGE PHARMACY JAR (ALBARELLO), VENICE, MASTRO DOMENICO (ATTR.), CIRCA 1560-1570
GRANDE ALBARELLO, VENEZIA, VENEZIA, MASTRO DOMENICO (ATTR.), 1560- 1570 CIRCA
in maiolica dipinta a policromia in blu, giallo, giallo arancio, verde ramina, bianco di stagno e manganese nei toni del violetto e del nero. Sul fondo etichetta di provenienza Alberto e Michele SUBERT – MILANO; alt. cm 38,4, diam. bocca cm 18,8, diam. piede cm 23,2
Comparative literature
M. Vitali, Omaggio a Venezia. Le ceramiche della Fondazione Cini. I, Faenza 1998, p. 54 tav. 2;
F. Saccardo in R. Ausenda (a cura di), La collezione della Fondazione Banco di Sicilia. Le maioliche, Cinisello Balsamo 2010, pp.156-159 n. 55;
R. Perale, Maioliche da farmacia nella Serenissima, Venezia 2021, pp. 69-78 e bibliografia relativa
Il grande albarello ha corpo dotato di spalla e piede fortemente arrotondati, divisi da una netta demarcazione sottolineata da una filettatura a rilievo, il collo cilindrico è basso terminante in un orlo appena appena estroflesso. La decorazione, che interessa l’intera superficie, mostra sulla parte inferiore del fronte un ampio cartiglio farmaceutico dipinto in una versione più legata alla tradizione, con foggia di vero e proprio cartiglio cartaceo disposto ad andamento mosso sinuoso con ombreggiature ocracee e piccoli decori in manganese, e al suo interno la scritta in caratteri gotici Mostarda f ad indicare il preparato. Appena sopra, entro un’ampia riserva ovale, una scena istoriata che vede protagonista un putto in corsa con un sottile bastone tra le mani, in un paesaggio con alti monti aguzzi e un cielo mosso da nuvole. Sul lato opposto invece una cornice robbiana realizzata in una inconsueta versione a foglie appuntite di colore blu legate da un nastro sottile accompagnato da piccole pigne brune e centrato da corolle aperte, a chiudere la figura di un una dama dipinta di profilo su un fondo giallo illuminato da puntinature di bianco di stagno e filettature rosse: la donna indossa orecchini di perle, i capelli sono fermati da un nastro blu, e l’abito violaceo dall’ampia scollatura arricchita da un collo di pizzo lascia appena scoperto il seno. Tutto attorno il classico motivo decorativo a grandi fiori, foglie d’acanto arricciate, reso a maglie sottili su uno spesso fondo blu cobalto e decorato da sottili graffiture. La qualità di quest’opera è altissima, e il ritratto richiama chiaramente le esperienze già note della pittura veneziana coeva, trovando confronto in una boccia della Fondazione Cini di Venezia, dipinta però con meno perizia; ritratto prossimo per qualità a quelli raffigurati in una splendida boccia della Collezione Perez di Palermo. Interessante notare anche come nel cartiglio e nella piccola scena istoriata riemergano le esperienze marchigiane, presenti in alcune opere della bottega veneziana, frutto di una chiara contaminazione dovuta ai pittori presenti nella città lagunare, di cui Riccardo Perale ci fornisce una accurata disamina nel suo recente studio.