A MOULDED BOWL (CRESPINA), RIMINI, CIRCA 1540
CRESPINA, RIMINI, 1540 CIRCA
in maiolica dipinta in policromia con blu di cobalto, verde ramina, bruno di manganese, giallo antimonio nei toni del giallo e dell’arancio. Corpo di forma concava con umbone centrale appena rilevato attorno al quale si dispongono delle baccellature che terminano al bordo con strette smerlature, su alto piede svasato. Sul fronte è raffigurato una scena classica: un sulla sinistra il re seduto in trono riceve da una figura femminile un tizzone ardente, mentre sulla destra un’ancella accende un altro tizzone da un braciere posto su di una colonna; dietro il re si scorge un panneggio annodato e una complessa architettura con torri e cupole che si apre sullo sfondo in un paesaggio lacustre con alte montagne e piccoli villaggi costieri. Sotto il piede la legenda il re falaro dovrebbe illustrare l’episodio, ma così non sembra: Falaro infatti fu un crudele tiranno di Agrigento, noto per la crudeltà e per aver ideato un toro di metallo arroventato in cui venivano chiusi i nemici. La leggenda era spesso raffigurata in maiolica, ma qui pare si tratti di una errata interpretazione del pittore o dell’uso errato di un piatto con già dipinta l’epigrafe. La scena qui rappresentata sembra forse far riferimento alla leggenda di Porzia, rappresentata in due tempi, che scalda il tizzone e lo ingoia davanti a Cesare dopo l’annuncio della morta del marito. Un confronto per lo stile pittorico ci deriva da un piatto raffigurante le Nozze di Tiresia del Museo del Louvre (inv. n. OA 1567), nel quale ritroviamo alcuni movimenti scomposti nell’anatomia dei personaggi, lo stesso modo di delineare i nasi con una linea a L molto marcata, le braccia tornite nelle figure femminili, oltra ad affinità nel delineare gli alberi e i paesaggi di sfondo, un esemplare ancora databile alla prima metà del secolo XVI. Una crespina di morfologia differente con Giuditta e Oloferne del Museo di Cluny (inv. n. 7543), che mostra affinità stilistiche con la nostra, rimane senza un’attribuzione definita, come nel caso di altre coppe conservate nei musei francesi, spesso attribuite tra le Marche e Lione, dove sappiamo aver lavorato pittori di provenienza adriatica; diam. cm 27,8, alt. cm 4,8
Comparative literature
J. Giacomotti, Catalogue des majoliques des musées nationaux, Parigi 1974, p. 292 n. 912