A VIN SANTO SPOUTED JAR (ORCIO), MONTELUPO, CIRCA 1620-1640
ORCIO DA VIN SANTO, MONTELUPO, 1620-1640 CIRCA
in terracotta smaltata e dipinta in policromia con giallo, giallo arancio, verde ramina, blu di cobalto e bruno di manganese. Lettera S entro circolo sotto entrambe le anse; alt. cm 44, diam. bocca cm 22, diam. piede cm 22,5
Bibliografia di confronto
G.C. Bojani, C. Ravanelli Guidotti, A. Fanfani, Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza. La donazione Galeazzo Cora. Ceramiche dal Medioevo al XIX secolo, Milano 1995 p. 228, n. 576;
F. Berti. Berti, Fausto. Storia della ceramica di Montelupo. Montelupo Fiorentino 1997-2003 in particolare 199, pp.171-180, p. 366 n. 307;
C.Ravanelli Guidotti, Per un collezionismo della ceramica, in “Faenza” 2017 n. 2, pp. 9-11;
C. Fiocco, G. Gherardi, Museo del Vino di Torgiano. Ceramiche. Perugia 1991, p. 136 n. 193
Il grande orcio ha la forma a doppio tronco di cono sovrapposto legato al centro da una cordonatura a rilievo dal profilo piano, che secondo Fausto Berti assolve a un preciso compito strutturale di rafforzamento; il collo è breve e si apre in una imboccatura circolare larga con orlo estroflesso, poggia su base piana ed è fornito di due anse a nastro, realizzate con doppio cordolo, collocate al centro della parte alta del corpo per facilitare il trasporto, agevolato anche dalla corniciatura centrale che ne permetteva una salda presa nello spostamento; sul fronte quasi al centro un foro incorniciato da un disco forato a rilievo, e in basso un secondo foro di uscita del liquido, anch’esso incorniciato a rilievo. L’orcio mostra su tutta la superficie un elegante decoro definito in letteratura a “foglia con frutta policroma”, mentre sul retro l’ornato è abbellito da una figura di civetta che spicca tra il fogliame per la livrea bluastra. Questa modalità decorativa, analizzata da Fausto Berti, deriva da decorazioni veneziane ed era realizzata a risparmio con un ornato incentrato sulla raffigurazione di uva e foglie, talvolta associato all’emblema della spezieria o della famiglia committente. Per forma e decoro l’esemplare più prossimo è quello della collezione Cora al MIC di Faenza (inv. n. 21005/c), il quale, privo di fori di uscita del liquido doveva avere una funzione esclusivamente decorativa, a differenza dell’opera qui in esame, chiaramente destinata all’uso. La presenza della marca sotto entrambe le anse conferma la datazione ascrivibile agli anni quaranta del XVII secolo.
La civetta è simbolo antico e la ritroviamo presente su vasi legati al vino già molto presto, studiata in relazione alla maiolica nel tempo, come evidenziato da Carmen Ravanelli Guidotti in diversi studi a partire dall’analisi di alcuni frammenti, per esempio un boccale con civetta già collezione Stocchi, escludendo una spiegazione araldica. La presenza di piccoli uccelli ad impreziosire la decorazione, ma con un ductus pittorico diverso nella resa del fogliame, si trova anche in un orcio da vin santo del Museo del Vino di Torgiano, che grazie alla presenza di un mascherone a monocromia ci fa riflettere sulla libertà nell’impostazione decorativa di questi strumenti di uso, nel nostro caso testimoniata dalla presenza della civetta al verso.